vuoto
Si appoggiò alla scrivania con il gomito. Non smise di fissare Carlo, che camminava avanti e indietro e gesticolava. Era rosso in viso.
Laura sorrise lievemente, ma recuperò subito un’espressione seria perché Carlo sembrò ancora più arrabbiato:
– Ridi? Perché ridi? Non capisci?
Si sedette di fronte a lei.
Laura guardò le pareti della stanza: erano bianche e senza alcun ornamento. Una grande finestra era la via di fuga per la sua mente quando scriveva. Non c’erano fotografie sul ripiano della scrivania, solo qualche stilografica e molti quaderni per appunti.
Mosse una mano verso Carlo, facendola scivolare piano.
– Carlo, smetti di urlare… Non è il caso!
Lo vide agitarsi sulla sedia.
– Per te non è mai il caso! Ti rendi conto che da due settimane non avevo tue notizie?
Laura sospirò.
– Non era previsto che ne avessi…
Voleva disperatamente mantenere quello spiacevole colloquio nei limiti dell’educazione, e l’unico modo per non esacerbare l’animo di Carlo era evitare completamente le battute di spirito o i toni polemici.
Rese più morbida la propria voce:
– Non fraintendermi, ho pensato a te e sono stata felice quando ieri mi hai telefonato, però non pensavo che tu attendessi presto un mio messaggio o una chiamata… Sapevi che ero a New York!
Carlo scosse la testa:
– Non afferri proprio…
Laura aveva capito benissimo, ma non voleva che l’innamoramento di Carlo per lei diventasse manifesto. Non voleva legami, da anni ormai aveva rinunciato, a fatica, all’amore con tutti i suoi dolori: l’aveva spiegato chiaramente a Carlo, ma sembrava che lui non avesse capito. Probabilmente rifiutava l’idea che lei potesse andare a letto con lui senza amarlo.
– Forse so perché sei arrabbiato con me, e mi dispiace… Possiamo ricominciare a vederci? Stiamo bene, ci…
Si fermò: stava per dire “ci divertiamo molto”. Sarebbe stata la mossa peggiore: Carlo le stava rimproverando il suo scarso coinvolgimento nella loro storia. Raddrizzò la schiena, correggendosi mentalmente: quella non era una storia, lei non voleva relazioni stabili da quando… Da quando un uomo, anni prima, l’aveva fatta soffrire più di quanto lei fosse disposta a rischiare ancora. Era un uomo che lei aveva amato, ed era sparito nel giro di qualche giorno, indifferente al suo evidente dolore. “Crisi di coscienza”, aveva detto… Lei aveva voluto credergli, ma tempo dopo aveva capito che in fondo se ne era andato e basta, probabilmente non la desiderava più.
Si alzò e andò verso la finestra, superando Carlo che la fissava.
– Usciamo questa sera?
Si rese conto del rischio: cambiare argomento avrebbe potuto esasperarlo.
Carlo la raggiunse, le si fermò alle spalle e le toccò la schiena. Lei ebbe paura: da qualche parte, nella sua testa, temeva gli uomini. Sapeva che avrebbero potuto farle molto male fisicamente, soprattutto se lei li avesse rifiutati troppo, quindi li temeva. Andava a lezione di boxe proprio per… Carlo interruppe i suoi pensieri.
– Tre giorni fa sei uscita con Riccardo
Sentì montare la collera. Ebbe l’istinto di dire “Siamo usciti e lui ha dormito con me, abbiamo fatto l’amore come succede ogni tanto da qualche mese”, ma la paura la trattenne. Scosse la testa.
– Sei geloso…
La mano di Carlo sulla sua spalla aumentò la presa.
– Sei una puttana
Se lo aspettava. In un libro qualsiasi donna si sarebbe voltata e avrebbe picchiato quell’uomo presuntuoso che vantava diritti su di lei e la insultava, ma quella era la realtà e non uno dei romanzi che lei scriveva. Parlò con tono apatico.
– Forse. Non ti ho mai mentito
Lui si allontanò di qualche passo e le rivolse uno sguardo triste.
– Io ti amo. Perché lo fai?
– Fai che cosa?
Lui abbassò gli occhi.
– Non legarti mai, non amare… Avere più uomini…
Laura sospirò.
– Lo sai. Non sono fatta per…
La interruppe:
– Non inventare storie. Sei una donna profonda e delicata, capace di emozione e di sentimenti. Tu hai paura di soffrire!
Ammise:
– E’ vero, ho capito che sono troppo sensibile per una relazione sentimentale. Soffro, ho paura dell’abbandono, mi disintegro quando l’uomo che amo se ne va…
Le si avvicinò.
– Io non ti abbandonerei…
Lo accarezzò sorridendo.
– Tutte le storie finiscono, anche la nostra. L’uomo che anni fa mi ha lasciata era meraviglioso, mi fidavo di lui, eppure…
– … eppure fai pagare a me le sue colpe
– Non solo a te. Anche a me, in fondo…
“E agli altri uomini”, avrebbe voluto aggiungere.
Carlo rimase in silenzio a lungo, poi la abbracciò.
– Ti va un cinema questa sera?