nemesi di un destino qualsiasi – Capitolo 7 – LIDIA

 In Nemesi di un destino qualsiasi, Romanzi

– Posso entrare?
Nel piccolo studio quadrato c’erano due scrivanie, una di fronte all’altra, e qualche sedia. Grossi libri erano accatastati senza ordine su una libreria di metallo, i computer accesi emettevano un ronzio continuo. C’erano fogli sparsi e un piccolo registratore da tasca accanto a una tastiera. Un uomo alto con la divisa della sala operatoria, che sembrava preso da una conversazione molto animata, la fissò.
– Buongiorno, posso esserle utile?
Indicò Laura.
– Vorrei parlare con la dottoressa Viti.
Laura annuì.
-Sì, è la mamma di Clara. Venga dottoressa, si accomodi.
Fabrizio andò verso la porta.
– Pensa alle cose che ti ho detto. Vado in sala operatoria, ciao.
Uscì. Nello studio ci fu silenzio. Poi Lidia indicò la porta chiusa.
– E’ Fabrizio?
– Sì.
– Lo immaginavo, le sue descrizioni in analisi hanno reso riconoscibile molta gente qui.
– Lo immagino.
“L’unico che non ho riconosciuto dai tuoi racconti è stato mio marito”.
– Come sta, Lidia?
Non le rispose.
-Ti sembrava il caso di parlare di chemioterapia proprio oggi?
La voce esplose, cattiva. Era passata al tu.
– Lidia, siamo certi di proporre una chemioterapia. E’ bene che Clara lo sappia, che si prepari all’idea.
– Che cosa ne sai? Tu non sai cosa sia il bene di Clara! Non è tua figlia.
Laura sospirò.
– E’ vero, ma è una mia paziente. Me l’hai portata tu. Almeno su questo penso non esistano dubbi.
La squadrò prima di rispondere. Era stanca, la divisa verde e il camice bianco sembravano troppo larghi e flosci, le penne nel taschino pendevano e ogni tanto facevano rumore tra loro. Un tesserino plastificato mostrava il suo volto con un paio di occhiali che non le aveva mai visto: quel viso le era molto familiare, per anni l’aveva osservato nelle sedute di analisi, conosceva i piccoli movimenti e le espressioni improvvise. Capì che era a disagio. Si sentì in vantaggio.
– Tu invece non sei più mia paziente, lo sai?
La violenza della frase era consapevole. Interrompere brutalmente l’analisi era la ferita più grave che potesse infliggerle, lo fece con un piacere torbido che per un istante le fece venire voglia di ridere.
– Lo so. Non sono più tua paziente da quando hai telefonato perché visitassi subito Clara. Conosco le regole fin dall’inizio: mi hai coinvolta nella tua vita quindi non puoi più essere la mia analista.
Sembrava rassegnata, l’interruzione dell’analisi forse non le aveva fatto così male. Ricordò le confidenze, i traumi e le lacrime, e la fiducia che aveva sempre ricevuto da lei.
– Non è stata la visita di Clara a rompere il nostro rapporto terapeutico. Eri coinvolta nella mia vita da mesi, sembra.
La vide chiudere gli occhi e passarsi le dita sulla fronte, come a ripulirsi da un’ossessione.
– Non immaginavo che Luca fosse tuo marito, altrimenti non avrei accettato la relazione con lui.
– Bugie. Non lo sapevi, ma se l’avessi saputo ti saresti limitata a tacere, mi avresti dato meno elementi per capire. Non rinunci mai a un uomo, soprattutto quando l’istinto ti dice che lo stai rubando alla moglie.
Usava ciò che sapeva di lei. La marea nera della rabbia trascinava via segreti e pudori.
– Quando incontri un uomo più vecchio di te pronto a farsi travolgere dall’erotismo non rinunci mai. Hai usato Luca come hai fatto con gli altri.
– Non è vero, l’ho amato.
Rise.
– Sì, continuerai ad amarlo finché non raggiungerai la consapevolezza che sia completamente tuo. Tu vuoi possederlo, lo vuoi solo per te. Allora non ti interesserà più e vorrai conquistare una preda più difficile.
– Sbagli. Non è così. Luca è diverso dagli altri, te lo dicevo anche in analisi.
– Certo che lo dicevi! Ma ti conosco bene. Cambi uomo per sentirti desiderabile, per placare la fame che ti porti dentro. E rovini affetti e famiglie, senza farti scrupoli.
Laura prese una penna e scarabocchiò qualcosa su un taccuino, poi abbassò il tono della voce.
– Stai usando l’analisi per ferirmi. Forse fai bene, non so. Ma credevo fossi venuta per parlare di Clara.
Si stupì. Non aveva mai visto Laura liquidare un discorso con freddezza, eppure sapeva di averla provocata. Forse Luca l’aveva preparata alla sua aggressione.
– Di mia figlia so quello che c’è da sapere. Ha avuto un sarcoma e farà chemioterapia, probabilmente è tutto inutile.
– Non sappiamo se sia inutile, ma dobbiamo tentare.
– L’hai ripetuto fino alla nausea, ma non illuderti. Appena esce dall’ospedale la porto negli Stati Uniti.
– Va bene, è giusto che tenti tutto.
Alzò la voce.
– Non fare la stronza con me! E guardami negli occhi!
Sentì lo sguardo di Laura prima ancora di vederlo. Cercò la dipendenza che per anni aveva percepito, ma fece fatica a trovarla: Laura sembrava ferma, severa, improvvisamente irraggiungibile.
– Sei incinta?
Chiese socchiudendo gli occhi.
Laura sospirò.
– Lidia, dimmi cosa c’entra adesso. Per favore, dimmi perché lo chiedi! Stiamo parlando di Clara.
– Perché sono mesi che ti fai quel coglione di mio marito in tutti i modi possibili e vuoi un figlio da lui. Allora, sei incinta?
– Non so, te lo dico tra un po’.
La risposta la paralizzò.
– Puttana.
– Sì, lo sono. Venivo da te apposta, ma a quanto pare non sei stata efficace visto che sono riuscita a scopare perfino tuo marito. Dovresti andare in supervisione. Si chiama così quando fallite, vero?
Non aveva mai osato aggredirla, anche quando la rabbia contro di lei avrebbe dovuto essere una parte naturale della psicanalisi. Il desiderio di ferirla diventò un istinto quasi omicida. Sentì le mani tendersi per afferrarla, se si fosse mosse l’avrebbe uccisa.
– Stronza, puttana!
Laura continuava a fissarla, nei suoi occhi non c’era paura. Per qualche motivo che non riusciva a individuare, su di lei era calata una patina di forza che la rendeva impermeabile e pronta a rispondere alle provocazioni. Ma doveva esistere nei ricordi, nel quadro che con il tempo aveva dipinto di lei durante le sedute di analisi, un appiglio definitivo per farle male. Per strapparle un urlo bestiale di dolore che compensasse la disperazione per il cancro di Clara e il tradimento di Luca. Si trattava di ricordare con lucidità, di smuovere le informazioni dall’archivio della mente per afferrare quella giusta.
-Vogliamo parlare di Clara adesso? Ci stiamo comportando come due cretine.
Disse Laura, paziente.
– Lidia, avremo tempo per litigare e picchiarci per Luca se vuoi, ma siamo in ospedale e la priorità è tua figlia.
– Che cazzo ne sai di figli tu? Finora non sei riuscita ad arrivare oltre il quinto mese di gravidanza, li hai persi tutti i tuoi figli! E quegli idioti di uomini, tutti sposati, che ti aiutavano a inseguire un sogno folle di gravidanza.
Laura inspirò rumorosamente e strinse il pugno sulla scrivania.
-Brava. Dieci a zero per te. Ottimo colpo. Mi sto stancando però, e qui dentro ho pazienti che hanno bisogno di me.
Una lacrime scese sulla guancia, ma il viso non cambiò espressione.
– Vuoi che andiamo avanti così? A litigare come stupide? A cosa ti serve? Per scaricare la rabbia? Se è così continua pure ma non ti seguo.
La odiò. Sapeva di averla ferita, le gravidanze andate male erano dolori che Laura non aveva ancora risolto completamente, eppure l’unica lacrima non era la capitolazione totale. Laura aveva colpe orribili da espiare, ma non voleva cedere: era la bugiarda traditrice che le rubava il marito, la carnefice brutale del corpo della figlia, il messaggero di notizie di morte senza traccia di rimorso. E dimostrava una forza che in analisi non era mai venuta fuori. Avrebbe dovuto intuirla, forse: Laura era diventata chirurgo superando con ostinazione anni di studio e rinunce, e la diffidenza degli uomini tipica di quell’ambiente lavorativo. “Non l’ho mai vista nella sua vita, fuori dall’analisi”. La verità la colpì inattesa. Aveva creduto di conoscere tutte le possibili reazioni di Laura, si era sentita immensamente superiore a lei, ma non aveva considerato ciò che Laura era nell’ambiente ospedaliero, la sua posizione di potere nei confronti dei pazienti e dei familiari, cose che avevano sconvolto l’equilibrio del loro rapporto. Se di equilibrio si poteva parlare.
-Sai che mio marito fa l’amore anche con me? Anche la notte scorsa, quando finalmente siamo stati a casa, ha voluto fare l’amore. Lo conosci, quando è teso diventa insistente e molto appassionato. Non mi ha quasi lasciata dormire, perfino questa mattina…
Buttò lì le frasi per stanchezza, senza credere realmente al loro effetto. Era una bugia: non avevano neanche dormito insieme, Luca si era chiuso nello studio ed era uscito molto presto per ritornare in ospedale.
Il pallore di Laura le sembrò un miracolo. Le palpebre si erano spalancate e le labbra tremavano.
-Li, Lidia e… Esci di qui!
Balbettava. Le succedeva quando qualcosa colpiva duro. Ragionò in fretta per capire: non era riuscita a ferirla abbastanza con la storia delle gravidanze ma con il più banale e meschino dei discorsi, neanche reale, sul sesso tra lei e Luca le aveva distrutto la barriera di impassibile tranquillità. Non poteva essere solo gelosia: Laura aveva balbettato, c’era di più. Molto di più. Capì all’improvviso e il trionfo le illuminò lo sguardo.
– Eh, già. La tua analista, quasi di famiglia, si è scopata il tuo amante. Suo marito. Vuoi sapere cosa mi ha chiesto di fare? Vuoi vedere cosa abbiamo fatto, bambina mia?
Laura scattò verso una porta laterale rovesciando la sedia, entrò in un bagno stretto e buio, crollò sul lavandino e fu devastata dai conati di vomito. La seguì, posò una mano sulla sua schiena rinunciando a decifrare la gioia mista a ribrezzo che le chiudeva la gola.
– Ciao tesoro, vado da mia figlia. Chiudiamo l’analisi su questo: il tuo favoloso rapporto con un uomo meraviglioso è diventato incesto. Come sempre. Solo questo sai fare, anche quando conosci un uomo per caso e sei convinta che sia la storia più pulita che ti sia capitata. Incesto, è solo incesto.
La lasciò sola a vomitare nel lavandino, e sul corridoio disse al marito che la cercava:
– Ho parlato con Laura. Avevi ragione, adesso mi sento molto meglio.

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Showing 3 comments
  • simona a.

    Givanna quando ti leggo rimango senza fiato mi accarezzi il cuore e mi commuovi dolci lacrime perchè tu arrivi al cuore e ai sentimenti… ogni volta è un’emozione forte e bellissima!!!! grazie.

  • Luca Caristina

    Ciao Maria Giovanna. Complimenti per i tuoi bellissimi lavori. Non hai mai pensato di fare un audiobook di questo romanzo a puntate? Tipo dei podcast in mp3 da ascoltare qui nel blog. 🙂
    Luca

  • MariaGiovanna Luini

    Luca, è un’idea che da un po’ di tempo mi attrae molto. Al momento sto lavorando intensamente al progetto di videolibro erotico tradotto nel linguaggio dei segni per non udenti, tuttavia le forme diverse di espressione di un’opera letteraria sono (a priori) molto vicine alla mia idea di scambio, di divulgazione. Questo romanzo a puntate probabilmente può essere un passo ulteriore verso la moltepicità che amo.

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