La fiaba della regina fortunata
C’era una volta una regina.
Lo so, questo incipit rimanda a una fiaba. Forse la Luini (quanto detesto essere chiamata così, “la Luini”) ha deciso finalmente (per alcuni è un finalmente, per altri forse no) di scrivere un’altra fiaba. Invece no. Avremo tempo per le fiabe, avremo tempo per altri romanzi o racconti brevi. Avremo tempo per i pezzi di parole.
Oggi inizio da qualcosa e trovo qualcosa d’altro, di diverso, non so dove vado a parare. Scrivo, l’impulso è quello, la testa è vuota e le mani pronte.
Ho detto che c’era una volta una regina, non so perché abbia parlato di regina e non di re, oppure di schiava o di topo o di airone cinerino: ho scritto regina e non avevo volti in mente, solo un vestito colorato come quello delle carte da gioco e un paludamento in testa. E capelli neri e occhi verdi. Una regina dovrebbe essere così, cambia i colori quando passa dallo stato di principessa (classicamente bionda ed eterea, ignara delle cattiverie della vita e del sesso) allo stato di regina. I capelli diventano neri, lo sguardo si sveglia e assume un fondo di perfidia, le movenze si fanno sicure. Potere e sesso fanno questo effetto: aumentano l’autostima.
C’era una volta una regina. Non so cosa facesse: la vedo seduta su un trono con la mano sinistra alzata e lo scettro tra le dita, tanto strette da diventare bianche. Oppure nei giardini reali, mentre cammina da sola circondata da una folla che tenta di adularla.
Alt. Come, da sola con una folla? Non si può essere soli con una folla intorno. Invece sì, e all’improvviso capisco il perché di questa regina saltata fuori dalla mia testa finalmente ferma, finalmente concentrata sullo scrivere. La solitudine straziante di una regina, l’isolamento triste di chi non può contare su altri, deve fidarsi solo di se stesso. E se non lo capisce è un guaio, perché si affida alle lusinghe, ai sorrisi, alle carezze di chi vuole, vuole, vuole. Vuole tutto da lei, vuole tutto grazie a lei, vuole tutto ma non lei.
La vedo, questa regina, nei vialetti del meraviglioso giardino che non vorrei avere (a me piacciono i boschi e le radure, niente di preordinato e soprattutto niente aiuole per carità!) che annuisce sorridendo ai fiumi di sciocchezze che le vengono soffiati nelle orecchie, mentre il cervello macina richieste d’aiuto che nessuno potrà raccogliere. Se è molto evoluta, la nostra regina (la sentiamo un po’ nostra, vero?), finge solo di ascoltare, e con i neuroni ormai esperti nell’astrazione tenta la fuga, e immagina di essere altrove, di cantare o dormire o ballare o fare l’amore, o ancora riempie di insulti la persona “a lei più vicina”, cioé chi le parla convinto di essere nelle sue più intime grazie. Insulta odiando, ma tace e sorride. E annuisce come se tutto le fosse gradito.
Povera regina. Potremmo dirlo se non fosse regina, proviamo a immaginarla con i suoi adoratori intorno e gli anelli sulle dita. E’ difficile dire “povera lei”, in fondo è una regina! E’ la donna più fortunata del creato, ha avuto il trono e lo scettro e il potere. Ha avuto gli occhi del popolo puntati addosso per adorarla. Non si può davvero compatirla: se ha qualche difficoltà se la risolva da sola, e la sopporti, lei che è regina!
Però c’è un problema.
Il problema della regina non sono i capelli, non è la corporatura snella o pingue o diafana, non è neanche lo sguardo: il suo problema, vedete, è che è regina. Quando le hanno regalato il trono un imperatore potentissimo le ha sorriso, e ha detto:
– Impara a fidarti di nessuno. Più sali in alto, più sei sola.
E la regina per un po’ si è ubriacata di quello scettro che finalmente poteva tenere in mano, si è seduta comoda sul trono e ha descritto agli amici la sensazione che provava. Ha pianto davanti a loro, ha riso e giocato a golf. Si è confidata regalando pezzi del suo cuore, convinta che nessuno li avrebbe usati per farle male. A volte ha giocato a rubamazzo, che nel segreto delle stanze del castello fa tanto chic, con gruppi di persone che amava con tutto il cuore (ancora questo cuore di mezzo: la regina capisce tardi che non serve più, anzi è d’intralcio). Per mesi e mesi l’imperatore saggio e burbero è rimasto in un’ansa piegata del suo cervello, a parlare da solo.
Poi la regina ha capito. Che quando si diventa regine non si cambiano solo il colore dei capelli, degli occhi, e il portamento. Si scopre il sesso, che è una delle migliori invenzioni della natura. Si hanno soldi, spesso, anche se non tutte le regine sono ricche. Si hanno uomini che pregano e seducono, e mandano meravigliose lettere d’amore. Però. Sopra e dietro, e davanti a tutto c’è un solo fatto vero, che qualcuno avrebbe dovuto dirle meglio, uno di quelli che cambiano l’esistenza e fanno girare i tacchi per scappare oppure procedere spediti con maggiore coraggio (e incoscienza). Il fatto è questo, povero imperatore messo in fondo alla memoria: hai ragione tu, quando si è regine si è sole. E la solitudine è quella vera, non puoi neanche goderla perché devi sorridere e parlare e stringere le mani di tutti, devi fare finta di credere agli abbracci e ai consiglieri amici. Devi. Perché è così.
Ma sei regina. E sei sola.
Sapete una cosa? Forse sì, forse questa è una fiaba. L’ho scritta aprendo e chiudendo troppe parentesi, ma me ne frego.
LaLuini è finalmente laLuini. Complimenti. Ottimo!
MAI SENTITO di “regine fortunate”! Pesa lo scetro e pesano i vestiti e la faccia tira a dismisura anche senza aver fatto il lifting.Mai incontrato,Mariagiovanna, Soraya Esfandiara Bakhtiari regina di Persia? Io si.Prima che morisse (nel sonno che qui almeno la fortuna passò dalla SUA parte).Donna più bella triste e sola non vidi mai e,chissà perchè mi restò scolpita nella retina giovane di allora.Un bacio che “sgocciola” raffreddore di sciocca straffotenza,me lo rifiuti?…Dai che hai buoni anticorpi lontane come siamo! Bianca 2007
Spassosa e graffiante, cattivissima. Brava Luini, scrivi da leggenda
Decisamente sensuale. Credo che una donna decisa, ironica e strafottente, con quel pizzico di provocazione, sia il massimo
Sensualità e ironia. E’ una sensazione che ho avuto spesso, che l’uomo sia affascinato dal’ironia. Non solo, ovviamente. Ma anche dall’ironia come componente di sensualità. Lo stesso per alcune donne, me compresa. Ironia graffiante, dosata e sapientemente offerta. Mai abusata. Molto sensuale.
Adoro questa fiaba! Lo stile inconfondibile della Luini!
Tanta verità, come sempre, in ciò che scrivi. Che si tratti di un racconto breve, erotico o di una fiaba. Bellissima.
Non si può essere soli con una folla intorno
A volte si è molto più soli con tanta gente intorno.
stella, la sensazione che più frequentemente provo quando ho tanta gente intorno è il vuoto, che può essere una forma di solitudine
mi succede di osservare i volti e ascoltare le voci, e scoprire di occupare uno spazio senza avere la percezione del perché; un senso di estraneità in alcuni contesti, un disagio in altri
non accade sempre, esistono momenti e persone che riescono a farmi sentire “parte di”