Ego su ECO

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– Non ho tempo, puoi andare tu a consegnare la mia macchina per il tagliando? Non perdi tanto tempo, organizzo tutto e devi solo consegnarla.
Non ho speso molti pensieri per rispondere alla richiesta di Claudio: la sua “macchina” è un bolide nero piatto, a due posti, che fa voltare gli sguardi e sussurrare “Tanto è in leasing, di sicuro” a mezza voce. Ho accettato: cosa volete che sia una corsetta Milano-Seregno con il bolide? Piacere puro, e se non piove schiaccio il pulsante e scappotto tutto. Occhiali  da sole su sguardo assassino, chi mi ferma?
Solo che piove. “Pazienza”, rifletto, metto in moto, godo fisicamente per il rombo da formula uno e parto. Tangenziale ovest, poi la est: attenta agli autovelox disseminati proprio per me a ogni angolo, riesco a notare che in direzione opposta ci sono centinaia di veicoli in coda. Sorrido, per ora non è un mio problema e quando lo diventerà avrò una fantastica auto sostituiva accessoriata, chissà che radio!
– Prendi l’auto sostitutiva e, se puoi, portala a casa mia.
Servizievole come solo io so essere, ho pianificato benevolmente l’intero favore a Claudio.
A Seregno, con una curva pennellata quasi su due ruote entro nel garage della concessionaria, raccolgo borsa e telefono e scendo. Due gentili signori in giacca e cravatta, con lo stemma della casa automobilistica sul petto, mi accolgono dopo un minuto.
– Buongiorno, signora.
– Buongiorno, ho portato la macchina per il tagliando.
Uno dei due mi porge la mano e dice:
– Bene, la porti dentro.
Mi guardo intorno: sono a un metro dal bolide, che è già dentro! Siamo all’ingresso dell’accettazione, c’è scritto così, più dentro proprio non si può. Fisso il tizio con aria smarrita.
– Come, scusi?
– La porti pure dentro, la metta qui, ce la fa a passare senza toccare questa?
E indica il bolide.
La verità mi si materializza nel cervello in un istante: sono donna, ho le unghie delle mani e dei piedi blu metallizzato, i capelli a spazzola e una borsa semplicissima sulla spalla. Per i due gentili ed eleganti signori con lo stemma sul petto non posso certo essere la proprietaria dell’astronave nera piazzata al centro dell’accettazione.
– Beh, veramente la macchina sarebbe questa.
Per sottolineare la frase indico il bolide con la mano. Si voltano lentamente, increduli. Con gli occhi rapidi ed esperti fanno l’intero giro della carrozzeria in cerca di graffi o ammaccature.
– Questa… E’ la sua?
Ho voglia di dire che sì, è la mia macchina, ma non ce la faccio. Senza perdere un grammo di dignità, confermo o quasi.
– La macchina è questa, ma non è mia. La consegno a nome di…
– Ah!
Si illuminano all’unisono. Due lampadine al neon perfettamente sincronizzate. Capisco che continuano a non comprendere come il signor tal dei tali abbia potuto affidare a una donna la tratta Milano-Seregno senza per questo soffrire di insonnia, ma accettano l’evidenza.
Uno dei due mi accompagna in ufficio, l’altro siede dentro il bolide e scrive, smanetta il computer di bordo e avvolge i sedili con la plastica.
– Ha prenotato un’auto sostituiva, vero?
– Sì.
Pregusto il trionfo. Firmo due o tre fogli che non leggo, poi seguo la giacca e la cravatta.
– Ecco, prenda questa.
Osservo la Smart bianca e le chiavi che l’uomo mi porge.
– Sa guidarla?
– Certo. Ho una Smart.
Forse non si accorge del tono deluso. Respira con evidente sollievo, mi saluta e rientra nell’officina, sicuramente ansioso di mettere le mani sul bolide nero o su uno dei parenti prossimi parcheggiati al sicuro. Lontano dalla Smart bianca che mi osserva.
– E’ una Smart.
Dico all’amico Claudio che, tempestivo, telefona.
– Una Smart?
– Già.
– Come la tua?
– No, la mia è cabrio. Questa no.
Provo un piacere sottile, e quasi mi dispiace: la delusione di Claudio è commisurata ai cavalli del bolide che per qualche giorno dovrà lasciare qui. Mi saluta in fretta, salgo sulla Smart e parto. Faccio il pieno di benzina come da regolamento (un giorno qualcuno mi spiegherà il metodo infallibile delle concessionarie: le auto che ti consegnano sono meticolosamente svuotate, nude di benzina) e cerco la radio per consolarmi con la musica. Tum, le dita sbattono contro un cruscotto nero e disadorno. Non c’è radio, dovrò cantare o parlare da sola nella coda interminabile delle tangenziali. Perfetto!
Metto in moto dopo il pieno, in mancanza di sottofondo musicale instauro con la Smart un dialogo costruttivo. “Sei quasi come la mia, mi piaci, niente male davvero”. Voglio che si senta a proprio agio, che non patisca il confronto che il bolide da cui mi ha vista scendere poco fa. E gli occhi cadono su una luce verde. Dice “ECO”.
ECO. Lì per lì mi sento felice: la macchina ha qualcosa che rispetta il pianeta, non sto creando troppo danno all’ambiente. Poi una domanda nasce dall’euforia: cosa significa ECO? Il dubbio si fa via via più angoscioso, soprattutto quando scopro che la ripresa è quella di un bradipo e la Smart si spegne ogni volta che trovo una coda o un semaforo. Sarà normale? Intuisco che la mia frequentazione dei treni e dei mezzi pubblici mi ha impedito di evolvere verso la scritta ECO, che probabilmente per tanti esseri più moderni di me è una sciccheria da ostentare agli amici. “E se si ferma e non riparte?”.
Afferro il cellulare. Ho amici uomini pronti a spiegarmi, sono sicura. Evito Claudio, in lutto da sostituzione bolide-Smart, e mando un sms all’amico che più degli altri è gentile con me. Gli spiego il mio dramma e attendo. Attendo. Attendo. Mi viene in mente che di solito risponde al venti per cento dei miei messaggi, solo con il vento a favore. Ma attendo ancora, sono sicura che non saprà resistere al desiderio di aiutarmi. Attendo. Niente. Provo con altri due collaudatissimi amici, magari non li sento da un po’ ma figurati se non rispondono. Altro niente.
La Smart va tranquilla per la sua e mia strada, io però ho l’incubo del carro attrezzi e prefiguro l’espressione di trionfo dei due uomini eleganti della concessionaria quando mi vedranno rientrare insieme all’ACI 116: arrivo alla decisione estrema, mando l’ultimo e definitivo sms a lui, il Risolutore, colui che da più di venti anni assiste rassegnato ai miei sbandamenti nella vita. E lui richiama dopo trentasette secondi.
– Cosa succede?
– Niente, tutto ok. Però c’è questa scritta, ECO, è verde ma diventa gialla e ritorna verde, la macchina si spegne e riparte da sola.
– Ma figurati.
– Insomma, mi dici cosa significa?
Inspira, trattiene la risata (mi sembra di vederlo, con i gomiti sulla scrivania e la smorfia che fa quando impedisce a se stesso di ricordarmi i miei limiti).
– ECO significa che…
La sua spiegazione è dettagliata, precisa ed esauriente. Parte dagli albori, dalle lotte ecologiste fino alle logiche delle multinazionali. La ascolto con sollievo e mi dico che in fondo lo sapevo benissimo.
– Grazie, scusa se ti ho disturbato.
– Figurati. Ma senti, aspetta.
– Dimmi.
Un istante, prende ancora fiato. E so cosa vuole dire, ha i canini aguzzi e un sottile compiacimento.
– Non dirmi che hai chiesto aiuto solo a me.
Prevedibile.
– No, in effetti no.
– E come mai allora mi hai mandato il messaggio?
– Beh, gli altri forse non hanno letto. O sono impegnati.
– Capisco. Nessuno ti ha risposto.
– Potremmo dire così, sì.
Posso toccare il suo trionfo. Lo assapora piano, non ha fretta di affondare il fendente. Il sorriso egocentrico e soddisfatto buca la distanza e mi sfiora.
– Eh, già. Ma non hai problemi. Per te, ci sono sempre. Io.
Io. Pronuncia le due vocali trascinandole all’infinito, con l’enfasi che ci vuole. C’è stato un tempo, anni fa, in cui l’ho chiamato “ego”, nel blog degli esordi. Rido e gli mando un bacio, e penso al pezzo che scriverò appena a casa. ECO spiegato da ego, a conclusione dell’avventura automobilistica di questo pomeriggio.

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Showing 26 comments
  • Lorenza Caravelli

    Oh come mi sono divertita! Mi par di vederti, che fai la galla ma intimamente sei atterrita che l’ECO nasconda insidie.
    Questo racconto è delizioso.

  • MariaGiovanna Luini

    Beh, un ECO che prima è verde poi, inspiegabilmente, diventa arancio, la ripresa che langue e la macchina che si spegne ogni volta che freno in coda: mancavi tu al mio fianco, a dirigere perentoria le operazioni!

  • Lorenza Caravelli

    In compenso c’è stato Ego, che non si smentisce. Ti ricordi quando l’ho definito il cavaliere di Milady? (Io ero e sono la governante).
    Classe. Sic est.

  • MariaGiovanna Luini

    Che dire? Se esprimo un parere positivo il suo ego, appunto, si gonfia a dismisura. Il cavaliere mascherato (insomma, quasi) è in effetti un utile e prezioso supporto per la donzella così spesso in difficoltà nelle lande deserte del mondo ove si perde con disarmante facilità. Egli, tuttavia, fa di questo suo apporto un motivo di tronfia superiorità nei confronti di chiunque ardisca porgermi la mano galante. Dimenticando che i cavalieri mascherati devono restare irreali.

  • MariaGiovanna Luini

    Governante del mio cuore, potrei qui ricordare alcuni succosi esempi del TUO senso pratico (vedi treni toscani), e a questo punto proporre la tua candidatura per altri ruoli più acconci.

  • Lorenza Caravelli

    La letteratura è piena di governanti un po’ goffe. Ma preziose!

  • frangianco

    Meno male che esiste madama Caravelli. Screanzatissima Luini, next time aspetterai che uno dei tuoi amici risponda agli sms di richiesta di aiuto! Madama Caravelli, posso invitarla a cena?

  • Lorenza Caravelli

    Ben gentile messere, ma non vorrei incorrere nelle ire della mia Milady. Sa com’è, il temperamento non è precisamente quello di fanciulla mite e sognante. Non vorrei dire, non so lei. A me a volte quando si irrita fa paura!

  • Lorenza Caravelli

    Luini, hai presente la Mamie di Via col vento? Mis Rosela…
    Ecco, uguale. Mis Giovana… Hahaha!

  • MariaGiovanna Luini

    altri tempi, altre condizioni
    ora sono un esempio di bontà
    anzi, favorirei questo vostro flirt con magnanimo altruismo

    Caravelli, ultimamente mi inquieti

  • frangianco

    Apprendiamo quindi, madama Caravelli, che l’erinni al momento ha il cuore impegnato. Lei ne sa qualcosa? Vieppiu’ motivato a invitarla a cena

  • frangianco

    PS chiunque sia, che sappia cosa rischia in caso di gelosia…

  • MariaGiovanna Luini

    dedita alle lettere e alla scrittura, altro non desidero

    gelosia, io così cerebrale? Tsè! Caravelli, mi difendi o no?

  • Lorenza Caravelli

    Mi dispiace Messere. Sarò goffa, ma sono una governante leale. Dedita alle lettere e alla scrittura, altro non desidera? Altro non desidera!

    Poi veda lei

  • frangianco

    Mi sbellico. Mis Giovana, oggetto inarrivabile di desiderio di tanti cavalieri e pulzelle, prefiguro sorpreso una sua inattesa capitolazione e mi inchino di fronte all’ignoto vincitore. Sono anziano per entrare nella concione (ho fatto anche la rima). Resto al margine del campo, vigile. Porto a cena la fascinosa madama Caravelli.

  • MariaGiovanna Luini

    messere, nel suo impassibile aplomb scorgo una nota di corrusco dubbio
    si cheti, non serve vigilare (dopo oltre un “ventennio” non si è stancato?): sono ritrosa, immersa nelle lettere e china sulle sudate carte
    con l’ernia cervicale non le dico il dolore

  • frangianco

    Mis Giovana seduttrice con l’ernia cervicale. Erinni passionale e capricciosa. Non mi muovo di qui.

  • Bianca 2007

    UN RACCONTO
    spiritosamente trilling inquieto e pepato che la dice proprio tutta sull’uso di macchine “simili” ma che simili un poco non sono.E’ stato un godimento leggerlo in un fiato in pausa di una lezione tosta.Brava Mariagiovanna e battiambattiamlemani a EGO al quale va l’ovvio doveroso inchino.Bianca 2007

    P.S.A proposito,lunedì mi trovavo invitata a una mostra di un “bolide” (amico scultore)dove ho letto accompagnata da sax-clarino alcune cose.Vi ho voluto includere il tuo racconto “Il chiama angeli” e quello dell'”albergo di lusso”.Sai che si sono ammagonati anche gli (apparenti) duri di cuore?…Quasi hanno superato il dopo cabaret.Volevo dirtelo alla sera stessa,qui,perchè pensavo potesse farti piacere come l’ha fatto a me (con rinnovata meraviglia) quel giorno,ma provavo e poi passavo oltre perchè mi si diceva “attenzione potenziale rischio di virus”.E meno male che in questo non ho visto nulla.

  • MariaGiovanna Luini

    Grazie, Bianca! Ogni volta che fai queste cose per me, spontanee e totalmente di cuore, mi commuovo e vorrei riuscire a dirti quanto siano importanti affettivamente oltre che, naturalmente, dal punto di vista della scrittura-professione. E’ così raro trovare doni realmente spontanei, e soprattutto percepire condivisione vera e profonda.

  • MariaGiovanna Luini

    Permettimi, Bianca, di includere nel pensiero e nell’abbraccio Lorenza, che spontaneamente e spesso a costo di spostamenti di impegni e con fatica, mi segue nelle peripezie delle presentazioni.

  • Bianca 2007

    GRAZIE DI CUORE
    per le tue parole,per l’abbraccio di Lorenza,che con altrettanta spontaneità ricambio,scusandomi per il ritardo con cui tutto questo avviene.Solo da ieri sera mi hanno sbloccato l’accesso così che,”stamattina all’alba” rimetto le ali al cuore.Che il nuovo giorno sia propizio a tutti e…in armonia col tutto, giusto sotto il cielo e sulla terra.Mirka

  • Sandra Mazzinghi

    Che bello deve essere seguirti nelle presentazioni… contagi sempre col tuo entusiasmo carissima amica che non vedo da due anni e passa! Ma il tempo non conta, il cuore non dimentica le cose belle… quelle brutte a volte sì.
    Ti abbraccio carissima, con moltissima stima e simpatia e affetto e tutto.
    Sandra

  • Marika

    Mariagiovanna lasciami dire che i tuoi racconti sono semplicemente entusiasmanti!

  • MariaGiovanna Luini

    grazie, Marika! Sei molto gentile.

  • MariaGiovanna Luini

    Sandra, anche io ti abbraccio.

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