Il mio primo e-book, l’ho regalato alla rete.
La beatitudine è avere trovato il tempo per leggere e confrontare. Il problema di tanti non è trovare il tempo, un tempo e basta: ci deve essere qualcosa in questo tempo, deve esistere la possibilità di usarlo con soddisfazione. I più concreti direbbero “con profitto”. Insomma, quando si capisce che non tutto è imputabile alla contingenza, che il tempo manca se vogliamo lasciarlo al margine perché non dedichiamo sufficiente priorità ad alcune presunte “passioni” abbiamo due strade: rassegnarci o cambiare le cose. La vacanza aiuta: offre il tempo, il modo e il silenzio. Perché il tempo deve essere intriso di modo e usato grazie al silenzio. La vacanza può scatenare la consapevolezza, e farsi seguire da un reale miglioramento della vita: dicevo all’inizio che la beatitudine per me è leggere e confrontare, cioè avere la mente ferma sul contenuto e sul ricordo di ciò che si è letto in ambito simile, magari con pareri o oggetti diversi. Leggevo, in questi giorni caldi o piovosi o divertenti per qualche tromba marina fuori luogo (ne ho filmata una con il telefono a Baratti, nessuno degli amici cui l’ho inviata è riuscito a notarla), che il romanzo è morto. Morto, non agonizzante: proprio morto. Ora, i lettori più affezionati conoscono probabilmente il bisogno di concretezza che mi cade addosso quando leggo un’iperbole: come fa a essere morto, il romanzo che in ogni angolo, ogni libreria, ogni negozio reale o virtuale occhieggia e ci pone nell’imbarazzo della scelta? Possibile che siamo invasi da libri definiti, palesemente oppure no, “romanzi” e non ci siamo accorti che invece sono tutti morti?
E’ ovvio che la provocazione, a dire la verità un po’ stantia perché riproposta ciclicamente nelle pagine culturali dei quotidiani o su qualche rivista di settore, serve per farci pensare alla qualità dei romanzi. A cosa sia il romanzo, e se esista ancora nelle forma che ci ha cresciuti, formati, creati quali i lettori che siamo oggi. Quindi, senza banalizzare, la domanda può essere lecita: il romanzo è vivo o morto?
Ciò che leggiamo attualmente può essere definito romanzo o è altro? Molti autori di rilievo hanno scritto riflessioni interessanti, ne sono uscite alcune che ho tenuto per ripensarci successivamente e altre che avevano lo scopo palese di pubblicizzare romanzi in uscita la cui popolarità nasce già da gradini molto alti perché il paginone di critica-aspettativa-scetticismo con il titolo, l’autore e la data di pubblicazione negli Stati Uniti (o in Francia) e in Italia (nonché gli editori specifici nei diversi Paesi) è meglio di una recensione plaudente. Qualcuno, sul Corriere della Sera, ha avuto il coraggio di dire “guardate che in Italia abbiamo eccellenti scrittori, e non sono solo gli under-40 del Domenicale del Sole 24 Ore”: ho rilanciato sulla mia pagina Facebook quell’articolo e raccolto due riconoscimenti, in tempo di vacanze e considerando che la moda questa estate imporrebbe di non abbronzarsi e continuare a osservarsi l’ombelico non è male. Anche qui si ipotizzavano forme espressive diverse rispetto al romanzo classicamente inteso, però a me piacciono le voci che sanno trovare la verità positiva nella critica; si può essere a pieno titolo un intellettuale (Umberto Eco definisce l’intellettuale su alfabeta2, e mi piace ripetere che intellettuale è chi lavora seduto e scrive, con funzione critica e creativa) anche senza disintegrare l’esistente e rifiutare il progresso della cultura.
Ciò che mi ha invece stupita è che da più parti si sia detto che la morte del romanzo sia anche legata allo sviluppo tecnologico dell’editoria e agli ebook. Non sono proprio riuscita a trovare una logica in questo sospetto di correità ebook-tecnologia nell’assassinio del romanzo. Poco tempo fa, una revisione del concetto di intellettuale mi ha appassionata molto (“la Repubblica”) per la lucidità, la serena accettazione di un’importanza forte dell’intellettuale anche in una comunicazione che coinvolge sempre più i nuovi media. In fondo, basta accettare che la scrittura sia scrittura in sè, e non dipenda dal mezzo che si predilige per farla leggere. Quando ho letto voci importanti dire che gli ebook decretano la fine del romanzo, ho afferrato il mio Kindle e provato a trovare nei romanzi che ho acquistato di recente qualcosa che mi indicasse che no, quello non è il libro cartaceo che in ogni caso presto riceverò a casa (ammetto di leggere ebook e libro cartaceo, il più delle volte, non ho un’evoluzione mentale eccessivamente rapida): non ci sono scritte le stesse cose, non le posso leggere nè sottolineare nè commentare a margine? Ho provato a trovare il segno del non-essere che marchia indelebilmente l’ebook rispetto a un libro di carta. Questo segno non c’è. L’ebook si può leggere, commentare, evidenziare, e si può perfino piegare la pagina per tenere il segno. E il mio stupore è di conseguenza aumentato: si può odiare la trasformazione che, in ogni caso, porterà i libri a generazioni sempre più tecnologiche, la si può disconoscere o non capire, ma come si può affermare che un mezzo, un semplice mezzo, crei una differenza nella sostanza?
Non che sia importante per voi saperlo, ma se posso scegliere tra ebook e libro cartaceo scelgo il cartaceo: troppo radicata la passione, ho troppo bisogno di toccare e annusare e sfogliare con il fruscio delle pagine per guarire all’istante o immaginare che rinuncerò in futuro. E nella pubblicazione è lo stesso: i libri che ho pubblicato, quelli che pubblicherò sono principalmente di carta, li vivo così.
Però se leggo che un romanzo è uscito oggi negli Stati Uniti e posso già averlo in ebook invece di aspettare febbraio 2011, non ho esitazioni: scarico, pago e leggo sul Kindle o su iPad. Trovo che sia meraviglioso: la mia passione per il libro ha adesso due forme di lettura, la carta e l’ebook. Sono fortunata e ricchissima per questo, posso scegliere e accedere rapidamente al piacere che cerco: figlia quarantenne di questi tempi, non esiste dubbio.
Arriviamo a noi, a “E’ il mio racconto” e al numero impressionante di lettori che in poco più di quindici giorni l’hanno scaricato. Vi sono grata, sono molto felice e anche un po’ stupita: quando mi è venuta l’idea di scrivere una storia (riprendendone un’altra del 2006, ma modificandola molto e ampliandola, tagliando e suturando lo stile con ciò che sono oggi) da trasformare subito in ebook, una storia da regalare, ho temuto di scontrarmi con l’agosto e il caldo e le assenze di attenzione e voglia di leggere. Timore del tutto inusuale per me: ho salda la convinzione che tanti leggano, e ancora di più usino l’estate per immergersi in una storia che li faccia volare con la fantasia. Ma tant’è, avevo un po’ di insicurezza, può capitare. Ho chiesto aiuto a Sara Caminati, angelo creativo e geniale, e ho visto nascere l’ebook. Il regalo per voi. Nei giorni, ho visto che tanti scaricavano il file, ho ricevuto commenti nel sito internet, su Facebook e messaggi email. Addirittura, qualcuno si è lamentato via email dall’Arizona perché iPad non riesce a salvare il file anche se lo fa leggere perfettamente! Che gioia (il problema con iPad spero verrà risolto, stanno studiando la cosa), e non solo per l’amore che ho per ciò che scrivo: che gioia perché vedo ogni giorno la dimostrazione che siamo interessati, evolviamo insieme e più della tecnologia, riusciamo ad apprezzare la lettura anche nelle sue forme più bizzarre (gratis? e su internet?) e non convenzionali. La lettura in sè. La scrittura in sè.
Grazie a tutti, quindi, grazie a chi ha letto “E’ il mio racconto” e a chi lo leggerà. Grazie a chi l’ha condiviso su Facebook e nei siti internet e a chi vorrà condividerlo come, dove e quando gli va: un regalo è un regalo, e come ogni libro diventa proprietà di chi lo legge.
Per scaricare l’ebook clicca qui
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E qui ti volevo! Iniziamo a schiarirci la voce, Maria Giovanna Luini? La donna con laurea, due specializzazioni e per ora un master (ma si avvia al secondo) ci dice “guardate che leggo e capisco, e penso”. Intellettuale come sei sempre stata rivendicando il diritto a parlare con tutti, rifiutando posizioni snob che non aiutano e porgendo la voce a chi voleva ascoltare. La voce che gestisce forum medici e divulgativi e spiega la salute e la malattia, qui ti volevo! Tira fuori chi sei e mostrati, i quarant’anni ti rendono bella e libera! Brava, avanti cosi! E molto bello il tuo ebook: provoca e seduce (erotismo molto sottile, il sogno erotico di ogni uomo: mostri due donne che stanno per fare l’amore) e tiene incollati alle pagine.
A volte penso che l’evoluzione della donna, cosi comune verso i quaranta, sia il segno triste di quanto tempo sia necessario per riparare i danni dell’educazione dei primi anni di vita