Da Firenze, diario in pagine sparse
Scriveva con questa, lui. Lui Moravia, che tanti oggi recuperano e io non ho mai perso. Ho trovato i suoi libri e la macchina da scrivere in una casa che sto per lasciare.
Sono arrivata alla stazione di Firenze e ho sorriso alla pioggia: sembra un pianto che non mi coinvolge, non capisco se mi dica di non andare via oppure se voglia prepararmi a un distacco poco traumatico; in fondo, lasciare una città che piange pioggia monotona e insistente, quella che non permette di camminare senza ombrello, fa meno male.
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