Pasolini
Tra le voci, anche la mia. Mi unisco pochissimo ai cori, sono retorici oppure dicono già tutto ciò che andrebbe detto. Di Pasolini si dice oggi che nessuno ne sta parlando, e in questo modo, con la polemica usuale per tanti, se ne parla. Per fortuna. Perché nell’epoca della perdita di ogni condotta morale, senza più riferimenti, ricordare Pasolini nell’anniversario della morte è qualcosa. Qualcosa perché a tentoni, forse con un po’ di nebbia nella memoria, ci si prova, oppure si vuole essere presenti: io c’ero, ho ricordato la morte di Pasolini e la sua opera. Era un poeta, ma no, non solo: era uno scrittore, insomma. Omosessuale, ma scrittore. Più o meno si dice così.
Era Pasolini. Peccato per chi ancora non l’ha conosciuto, ma esistono tante opportunità per recuperare, per andare oltre l’informazione di base, quella che in ogni scuola hanno incollato in testa: Pier Paolo Pasolini, scrittore e poeta, è stato ucciso da un ragazzo di vita sul lungomare di Ostia. Una morte consona al personaggio, poverino. Insomma, però ha scritto tante belle cose. Quali? Scritti corsari. Ah, e cosa dicono? Leggi, vai a vedere. Leggi che a me non ritorna in mente. Sono pessimista? Non credo, forse solo arrabbiata. Perché sapete, a me la morte di Pasolini fa rabbia. Per carità, l’opera e l’arte di Pasolini se ne fregano che sia morto: vive, vivrà, sbeffeggia perbenisti e scrittori che non lasceranno traccia, fustiga coscienze ogni volta che si tenta di focalizzare lo sguardo. Non è morto nelle idee, nell’amore per la verità, nella pulizia del pensiero. Non è morto, affatto. Ma mi fa rabbia ugualmente. A chi di voi interessa suggerisco il film “Pasolini, un delitto italiano” di Marco Tullio Giordana: allego qui la ricostruzione e cenni dell’autopsia, e lo faccio scegliendo di proposito queste scene. Il film ha un potere straordinario, è lo strumento principale per offrire messaggi, dubbi, critiche sociali: i libri, dispiace dirlo, sono oggi molto meno immediati ed efficaci. Non perché abbiano perso il loro valore intrinseco, ma perché attualmente funziona così: si preferisce seguire il racconto visivo del video, e mi va bene. Mi va bene tutto ciò che sia in grado di creare cultura. Allego quindi, lo ripeto, un brano del film di Marco Tullio Giordana con la speranza che susciti anche nei miei lettori il brivido di orrore che non è solo l’istantaneo raccapriccio di tutti di fronte a un cadavere (è un raccapriccio che hanno anche i medici, ce l’hanno anche gli studenti di medicina quando fingono di essere coraggiosi e si avvicinano ai cadaveri scherzandoci su, ma hanno in tasca la pomata al mentolo da spalmarsi sotto le narici), è l’insulto morale, l’offesa etica che tutti dovremmo percepire. Personalmente, quando leggo che il poeta Pier Paolo Pasolini è stato ucciso nel corso di una notte di stravizio da un solo uomo, minorenne, di nome Pino Pelosi mi sento offesa. Non tanto per Pino Pelosi, che non mi interessa conoscere: mi sento offesa perché l’evidenza è tanto chiara da non richiedere riapertura di inchieste, nemmeno due righe di commento dubbioso. Pasolini è stato massacrato, il suo corpo dilaniato e ferito a morte con un carico di dolore che non riesco, non voglio immaginare: oltraggiato, straziato con crudeltà, ridotto a un ammasso di tessuti insanguinati da più di una persona. E’ evidente. Uno dei pochi, pochissimi poeti di quel tempo e del tempo successivo è stato ridotto al niente fisico e quasi reso responsabile della propria fine: la condotta morale, l’omosessualità, Pelosi che era minorenne. Insomma, ce n’è di avanzo. Ce n’era di avanzo, almeno, fino a qualche anno fa. Perché oggi viene da chiedersi quanto potrebbe reggere il pretesto sessuale per la morte di Pasolini: acqua fresca, sciocchezze da niente, dovrebbero inventarsi altro per farlo fuori perché della sua omosessualità, al limite anche dello sfruttamento di una prostituzione pedofila pochi si curerebbero. Oppure no?
Sapete che la vita sessuale della gente mi interessa pochissimo, è un dettaglio che sfiora appena il mio livello di coscienza e certo non entra nella mia relazione con il mondo. Sorrido perché so che la mia scrittura erotica turba e non è sempre accettata, perfino negli ambienti culturalmente aperti e modernissimi che frequento ogni giorno. Fingo di non sapere, sorrido e accetto. Voglio la pace, c’è tanto odio in giro che i miei occhi desiderano andare sempre oltre. E il sesso è ciò che ciascuno di noi vuole che sia. Nella morte di Pasolini il sesso è stato infilato anche quando avrebbe dovuto sciogliersi di fronte al dramma e alla serietà dell’evento. Perché la morte di Pasolini è immorale, e lo è in ogni dettaglio. Lo è perché chiunque l’abbia voluta ha buttato via, da ignorante e sciocco, un’opera d’arte vivente che l’Italia avrebbe potuto vantare in vita ancora per un po’. Lo è perché è stata crudele, cattiva, bastarda e dolorosissima. Lo è perché ha tentato di ridurre a merce da niente, buttata su un lungomare, un essere umano. Lo è perché ce l’hanno venduta come se fossimo stupidi.
Concludo con un rilancio, e invito i lettori e seguirlo e a leggere. Leggete quello che più vi piace, non fermatevi sulla morte ma dedicatevi alla vita, a ciò che Pasolini ha scritto e nessuno riuscirà mai a cancellare. A voi la Pagine Corsare, e l‘ultima intervista di Pasolini.