scrivere, piccoli consigli tra amici

 In Blog, I racconti del taccuino

Bene, allora prova. Devi trovare le parole e spiegare ciò che hai in testa. Funziona così, non c’è aula che possa insegnarti a scrivere meglio di quanto sappia fare il desiderio di farti capire.

Ho letto troppo Carver, forse, ma non mi dispiace. Che sia Carver oppure il bisogno innato di comunicare, quello che nei decenni è cresciuto insieme a me, penso che tradire chi legge sia la forma peggiore, deteriore, dell’essere scrittori. Arrivo a dire, e scusami se rischio di offenderti, che non è essere scrittore. Non lo è. A meno che l’idea della scrittura sia differente, in modo così profondo da rendere impossibile ogni paragone. Scrivere per cosa? La risposta più ovvia (sai quante volte anche io l’ho data?) è che fa parte del tuo essere, se non scrivi non sei. Hai bisogno di scrivere, hai imparato da solo quando eri piccolissimo lasciando a bocca aperta la famiglia commossa e ti sei sempre espresso meglio con la penna o con la tastiera del computer. Scrivi perché ne hai bisogno, devi tirare fuori ciò che altrimenti, dentro, farebbe danno. Bellissimo, ma manca un pezzo. Vuoi scrivere per te o perché vuoi che gli altri leggano? Confesso che faccio fatica a credere che esistano persone che scrivono solo per sé. Casomai esistono pezzi di scrittura nati per sé, ma scrittori no. I manoscritti nel cassetto sono quelli che hanno dentro qualcosa che ancora non deve essere gettato in pasto ai lettori, ecco tutto. Non sono quelli meditati, centellinati: possono esserlo, ma non è questo che li relega nel cassetto. Magari hanno tentato di venire fuori ma erano imperfetti (imperfetti per chi ha potuto leggerli, non in assoluto), oppure lo scrittore non li ha mostrati perché. Perché. Una ragione precisa, magari inconscia, esiste. Difficile, improbabile che si scriva solo per sé: perfino i diari sono il prodotto della voglia di tirare fuori e del desiderio, ammesso o no, di farsi vedere. Dai posteri, dai familiari, dagli amanti, da ignoti acquirenti su una bancarella del robivecchi. Scrivere per farsi leggere, poniamo questa base per l’onestà intelelttuale che stiamo cercando.

E c’è niente di male. Perché essere scrittore significa comunicare. E non tradire la fiducia dei lettori. Se ci si capisce solo in tre, se il linguaggio e gli oggetti della scrittura non possono essere compresi si limita il gruppo, si seleziona chi potrà o non potrà goderne. Godere oppure arrabbiarsi, vomitare, piangere, schifarsi, gioire, commuoversi. Provare emozioni, insomma. Mi succede di leggere libri che spiegano tutto, tengono la suspence solo quando e se possono ma non tolgono informazioni necessarie: è questa la lealtà, questo è tenere conto dell’esigenza di chi legge di andare avanti nell’esperienza del libro senza salti o cadute, senza rimanere deluso o imbarazzato quando il tradimento viene fuori. Il tradimento dello scrittore, il reato più grave. E’ come scrivere un giallo e tirare fuori alla terzultima pagina un assassino che prima non c’era, con un movente che nel resto del libro non ha avuto accenni, appigli, insinuazioni. Dove sta la bravura? Dove sta la missione (sì, ho detto missione) dello scrittore?

Succede a tutti gli scrittori. Ti si chiede come fai a scrivere. Tanta gente ha in mente di farlo ma non riesce (pensa di non riuscire). Tanta gente ha una storia da raccontare ma è convinta di non farcela. Ognuno offre risposte diverse, a me viene la più banale. Scrivi. Cioè mettiti seduto o seduta e racconta, così come ti viene. Immagina che davanti a te ci siano persone che ti mettono a tuo agio ma vogliono sapere, bambini o adulti la cui voglia di conoscere la storia non ti metta in ansia. Racconta e basta, avrai tempo di correggere lo stile. Sciogliti, non preoccuparti e scrivi! E’ probabile che la storia che hai dentro valga la pena, non puoi ucciderla prima ancora di vederla nascere. Oppure, se vuoi scrivere un saggio: conosci bene la materia? Hai un’idea su cosa il mondo debba scoprire o imparare grazie al tuo libro? Spiegalo, e basta. Non cercare termini obsoleti o ricercati, non fermarti troppo sulle parole. Se hai l’onestà che credo non tenterai di pubblicare prima che il libro sia stato rivisto, corretto, criticato, completamente scarnificato per poi rinascere. Anche se scrivi su internet, in un blog o in un social network, sarai leale e avrai rispetto per i lettori: non butterai loro in mano roba che non ha dormito un po’, che non hai lasciato sedimentare per poi ritornarci sopra. Se sei ciò che credo non lo farai. Avrai il senso della critica prima verso te stesso, poi con gli altri. Perché sai, a me gli scrittori che non rivedono oppure che, rivedendo, non trovano più modifiche da fare lasciano nel sospetto: presuntuosi o geniali? Spero che sia la seconda, anche se la percentuale di genialità nell’abbandonare l’autocritica temo sia bassa. Capita solo a me di trovare orrori, ingenuità, parti che potrebbero migliorare molto ogni volta che riprendo in mano le storie che ho scritto? E’ che a un certo punto devi dire basta, devi convincerti che scoverai sempre la magagna, sarà meglio non rileggere il libro quando sarà edito perché ti convincerai che avresti potuto fare meglio. Basta, dici basta quando la coscienza suggerisce che hai speso energia, lucidità, tempo, fatica e studio. Ah, lo studio, a proposito. Mi hai chiesto qualche consiglio. Beh, dopo quello ovvio di scrivere ti dico: studia. Cioè leggi e tieni aperta la testa. Niente dovrebbe sfuggirti, a niente devi mettere a priori il sigillo di banalità. Scopro universi interi grazie alla mia curiosità ingenua. Là dove tanti si fermano e tirano su il nasino, sdegnati, vado avanti e mi sporco le mani, scavo. Accetto di tirare su i diamanti insieme al letame. E trovo, quasi sempre. Quando viaggio, per lo più in treno, leggo pochissimo (scrivevo, prima, adesso mi capita di farlo solo se sono dentro un romanzo, se incarno i protagonisti e dipendo da loro) e osservo. Noto i dettagli, le sfumature, le parole piene o a metà, immagino copioni e vite, completo i frammenti che colgo. Se penso che ho viaggiato con persone che si accorgono di niente. Come possono scrivere, come possono infilare la vita nella scrittura? Infilano solo la loro, o l’interpretazione personale che ne danno. Nelle strade di decine di città, nelle campagne, nella solitudine e nel dolore, nell’amore, nel sesso, nel tradimento e nella solitudine (tanto) ho trovato gli spunti per raccontare. Ogni esperienza in meno è un’opportunità persa.

La storia in cui sono immersa adesso tira fuori da me segreti. Ho deciso, ed è la prima volta, di esplodere e scavalcare i limiti autoimposti: scrittore e medico. Non ci sono, questi limiti. Sono io, e scrivo. Prima di tutto il resto scrivo. Non dico che debba farlo anche tu, chiunque tu sia. Però spaccare le barriere è necessario. Ho letto tanti manoscritti impeccabili, lo stile (per lo più imitato) diventa cristallo, ma non è diamante. Sai perché? Perché il diamante è perfetto, e la perfezione sta nel mettersi in gioco. Finché avrai un argomento, anche uno solo, che riterrai di non potere affrontare, uno schema di linguaggio che rischierà di sporcarti l’onorabilità non avrai fatto il passo che ti serve. Scrivere significa comunicare, dire alla gente. E per farlo devi mettere la tua faccia. Faccia e scrittura, nome e identità. Devi prenderti i rischi conseguenti, accettarli e farne parte. Perché anche quelli ti insegneranno qualcosa.

Scrivi, amica o amico mio. Non hai altra scelta, se sei nata (nato) come me. Ma ricorda che non basta. Onestà nei confronti del lettore, autocritica, studio e curiosità. E disponibilità a frantumare le proprie barriere. Ecco di cosa stiamo parlando.

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Showing 5 comments
  • Bianca 2007

    SEI SEMPRE GENEROSA,
    Amica e…aiuti.Grazie.Buona scrittura anche a TE,ricca,di essenzialità,povera di colorature.BUONE VACANZE CON LA SPERANZA DI VEDERCI PRESTO.Mirka (Bianca 2007

  • MariaGiovanna Luini

    grazie, Bianca Mirka! Grazie per la lettura attenta e partecipe, empatica, grazie per i commenti e per l’affetto (che ricambio). E i tuoi scritti? Il libro?

  • Bianca 2007

    CARISSIMA,
    a causa di eventi che mi hanno obbligata a trascurare la personale cura e attenzione a tutto ciò che sta già in mano a due editori,molto a malincuore ho dovuto rinviare a un poi.Semplice intermezzo forse neppure inter-venuto a caso.Chissà.Per me sarà comunque e sempre una FELICITA’ averti tra le “tre” scrittrici che mi onoreranno delle loro recensioni.E questo me lo serbo come un’anticipo di DONO di benevolenza superiore forse neppure tanto meritata e che continua a seminare meraviglia al mio cuore impenitente a credere che,”desiderare è già una vittoria se non realizzare un di più dell’immaginato stesso.Ti abbraccio con la sincerità sempre “istintivamente originale”.Mirka (Bianca 2oo7)

  • MariaGiovanna Luini

    Luce a te

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