la Luce e il cammino (di Reiki e altre energie)
Proprio vero che ciò che ci fa evolvere cade nella nostra vita come se fosse un caso, ma il caso non esiste. Qualche tempo fa qualcuno mi ha regalato un libro e la mia esistenza è cambiata. Il presupposto era che le mie mani avessero qualcosa di indefinito, forse il calore oppure la morbidezza oppure, ancora, l’empatia. Confesso di avere accolto con tiepida e blanda partecipazione i commenti sull’effetto delle mie mani: ero convinta che molto facesse l’atteggiamento, la tenerezza che i gesti avevano dentro, oppure, nel caso delle visite ai pazienti, l’attenzione e la cautela. Detesto l’idea di visitare qualcuno brutalizzandone la percezione con tocchi sgradevoli o bruschi, provo a comportarmi come vorrei che un medico si comportasse con me. Insomma, “Cosa fanno le tue mani” era il titolo del mio romanzo più recente ma nascondeva una voce popolare che voleva le mie mani dotate della capacità di placare l’ansia e la paura. “Leggi questo libro”, ha detto chi me l’ha donato; si intitola “Mani di luce“, è spesso, scritto grande e amichevole (esistono libri con l’aspetto amichevole, siete d’accordo? Sono quelli che ti viene voglia di sfogliare, strizzare, sottolineare e chiosare a margine, commentare, portarti dietro perfino se ingombrano). Ci ho messo un po’ a decidere, poi in un tardo pomeriggio, stanca e seduta su un divano, l’ho aperto e sfogliato. Ho iniziato a leggere, scettica. Piano, lo scetticismo è diventato curiosità: mi capita spesso, ho una dose supplementare di curiosità rispetto alla norma, ho sempre voluto scoprire, intuire, sapere. Niente è da escludere a priori, penso di non conoscere la preclusione se si tratta di approfondire un argomento. Fiuto una traccia (qualche volta solo due sillabe o anche meno) e seguo i sentieri, mi immergo nelle profondità, esploro vie collaterali. Leggo, leggevo anche da bambina per scoprire. Scoprire e sapere. Il libro mi ha succhiata via, rubata al tempo, ci sono entrata e per giorni, di ritorno dall’ospedale, scorrevo i capitoli e mi soffermavo, tentavo di comprendere e applicare ciò che trovavo. Ho scoperto cosa sia l’aura, quali e quanti siano i chakra (e quali colori abbiano); soprattutto, ho iniziato a pormi domande sull’energia.
La parola energia significa tanto e niente di specifico. L’energia è vita, senza energia ci si spegne e chiuso. Ognuno di noi possiede un proprio campo energetico misurato e misurabile, altrimenti non funzioneremmo e non saremmo vivi. Nella lingua corrente esistono espressioni che si usano quasi senza fare caso: “Oggi mi sento scarica”, “Quella persona è negativa per me, mi succhia l’energia. L’altra invece mi ricarica, è fantastica, giusta per me”, “Questa casa ha una bellissima energia”, “Ehi, ma come sei energica!”. Eccetera. La Terra, lo sappiamo, ha un proprio campo elettromagnetico, così come ogni essere, ogni oggetto, ogni animale, ogni struttura vegetale. Tante sono le forme di energia che conosciamo, e credo che ne esistano alcune che la scienza ancora non ha scoperto; ci sta arrivando, ma non afferra. Non ancora. La parola “energia” ha iniziato a girarmi in testa grazie a “Mani di luce“, e a un certo punto, forse in una ricerca internet o forse cogliendo un impulso la cui origine non ricordo, mi sono spostata sul Reiki. Il libro è rimasto a metà (ho completato la lettura almeno otto mesi dopo), altri ne sono arrivati. La mia libreria, già precaria negli spazi, è ingrassata ulteriormente: Reiki, energie sottili, pratiche terapeutiche che usano l’imposizione delle mani, ma anche metafisica, spiritualità, filosofie e discipline orientali. E ho iniziato a camminare sul serio. Ho incontrato persone che mi hanno aiutata: Master Reiki che, nel tempo, mi hanno permesso di acquisire confidenza con me stessa e con l’idea che esistano misteri tangibili, evidenti, utili per aiutare le persone. La parola Reiki indica l’Energia (Ki) universale (Rei) che può essere canalizzata dalle mani dell’operatore: in pratica, attraverso il palmo delle mani e i polpastrelli delle dita è possibile trasmettere energia a se stessi e agli altri. Non è energia propria (almeno non nel Reiki, mentre in alcune altre tecniche può essere trasmessa anche energia dell’operatore stesso): l’operatore Reiki si fa tramite (il paragone che spesso si trova nei testi è con un “tubo” attraversato dall’acqua) e l’energia fluisce. Può essere indirizzata a se stessi (autotrattamento) oppure ad altri, o anche inviata a distanza fisica tra operatore e ricevente. L’aspetto fondamentale è l’intenzione: l’energia può essere usata per il massimo bene, senza che però sia l’operatore a stabilire quale sia questo bene. L’energia contribuisce a riequilibrare il campo energetico, le cui alterazioni sono responsabili dell’origine delle malattie: con queste pratiche terapeutiche si interferisce positivamente con il campo energetico in modo da aiutare la persona a “sintonizzarsi” di nuovo con uno stato di salute e armonia. Ma non solo: chi si sottopone a Reiki o a un’altra tecnica simile dovrebbe affrontare un percorso personale di revisione, evoluzione, risanamento intimo psicologico e di vita perché gli squilibri non sono mai solo fisici. Un paragone forse azzardato è la prescrizione di una psicanalisi insieme alle cure mediche e chirurgiche in chi ha avuto un infarto: ci si prende cura del corpo ma anche della mente e della psiche, perché il corpo da solo non è in grado di ristabilire l’intero e completo equilibrio.
Pochi giorni dopo l’uscita di “Nemesi di un destino qualsiasi” in ebook qualcuno ha chiesto, qui nel sito, che aggiungessi una nota sul Reiki e sulla Reconnection, che nella narrazione sono citati da Fabrizio. Ho messo un commento, e in un social network ho anticipato che l’energia, intesa come “Energia Universale” in grado di riequilibrare il nostro campo energetico e di risanare alcuni fastidi non solo fisici, sarà argomento di alcuni romanzi futuri. Argomento non centrale oppure sì, dipende. Però mi sono accorta che, nonostante lo studio e la pratica e la curiosità, è difficile spiegare cosa sia Reiki perché il percorso di ciascuno è del tutto soggettivo. Si tratta infatti di un’evoluzione spirituale prima ancora che fisica e operativa: il potere dell’intenzione, dell’amore incondizionato, il mistero che si può accettare senza tentare di spiegarlo, l’intuizione cioé “sentire” invece di razionalizzare ogni dettaglio, la visione olistica delle persone e della loro salute, la meditazione sono aspetti importanti che rendono Reiki (o, meglio, la consapevolezza dell’esistenza di un’Energia creatrice e universale) molto più di un metodo di rasserenamento e guarigione.
In “Nemesi di un destino qualsiasi” ho voluto che fosse Fabrizio a conoscere e praticare una forma di pratica energetica. Fabrizio, il chirurgo intraprendente e deciso, qualche volta ironico e scanzonato, ha le mani capaci di donare sollievo e serenità. La scelta di Fabrizio punta il dito su quanto è accaduto a me. Un medico che non solo non rinnega il proprio essere medico, ma unisce con serenità la chirurgia all’aiuto che può dare con il Reiki. Non esiste conflitto, non può esistere; certo, immagino che Fabrizio abbia dovuto lottare con la propria razionalità e con la sovrastruttura della formazione medica per accettare l’esistenza dell’energia. E del suo mistero. E’ una lotta interiore, l’evidenza di qualcosa che esiste sul serio e la razionalità che fa fatica e vorrebbe centinaia di prove. Prove, ancora prove. Avrei forse dovuto sottolineare prima in questa digressione che Reiki e le altre pratiche energetiche non possono e non devono essere considerate terapie alternative. Perché ogni operatore sa che la medicina convenzionale è necessaria e non va abbandonata. Reiki e le tecniche che usano l’energia sono un completamento dell’approccio alla persona, accompagnano e aiutano ma non sostituiscono la medicina e la chirurgia. Credo che il rischio con le cure complementari sia di definirle alternative, di santificarle come se fossero l’unico e vero rimedio per la malattia: questo atteggiamento crea una frattura inutile e dannosissima e getta su approcci altrimenti preziosi se integrati con la medicina l’ombra della cialtroneria o dell’abuso.Nel saggio “La ricerca felice” ho chiarito la mia fiducia, il mio entusiasmo nella partecipazione alla ricerca medica; da quando ho incontrato Reiki (e non solo Reiki, ovviamente non mi sono fermata lì ma parlarne ora allungherebbe e confonderebbe le idee) la mia visione si è ampliata, e, soprattutto, dentro di me stanno accadendo rivoluzioni profonde. Sono in cammino, ed è difficile, duro e meraviglioso. Mai come oggi vivo la sospensione di ogni giudizio, la consapevolezza del presente e del senso che esiste sul fondo di ogni evento che la cultura media definirebbe casuale. In qualche momento ho la sensazione di avere gettato in aria le carte e di attendere che ricadano per disegnare uno scenario nuovo. Certo è che scrivo, che le mie mani sono nate per scrivere (sono scrittore, questa è la mia personalità), ma in me esiste anche il bisogno, l’incoercibile necessità di dare agli altri, di prendermi cura di loro. Di comunicare. Ho condiviso con voi oggi, in queste righe senza una conclusione, parte della mia evoluzione.Continuerò a essere ciò che sono, qualsiasi cosa significhi, ma nello stesso momento diventerò (divento anche ora) un’anima nuova. Tanto ci sarebbe ancora da dire, ma avremo modo. E maggiore ordine nelle parole. Intanto, se volete scrivermi sapete dove trovarmi: mariagiovanna.luini@me.com e mariagiovanna.luini@gmail.com.
Prima di salutarvi, una piccola domanda. Quando da bambini vi capitava di cadere e ferirvi quale gesto facevate subito per alleviare angoscia e dolore? Sono certa che fosse mettere le mani sulla parte ferita, vero? Ogni giorno compiamo gesti, appoggiamo o avviciniamo, posiamo le mani su di noi e sugli altri e forse non sappiamo perché. Non lo sa la mente razionale, ma l’istinto lo sa benissimo.
Luce e Pace a voi.
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Grazie per quello che hai scritto e per le tue mani
Meraviglioso, misterioso e contemporaneamente semplice, come il modo in cui lo scrivi.
grazie per la lettura e i commenti; il mistero è la profondità, ma anche l’unicità di ogni esperienza, dell’esperienza di ciascuno
è bello sapere che esistono Maestri e che nessuno può essere Maestro, se non con l’attenzione a rispettare il percorso unico e irripetibile dell’altro
Ci credo, e ci credo a queste cose, all’energia, all’aura, ai colori… ho un’amica che ogni tanto mi pulisce l’aura… e, strano, ma vero, appena arriva lei la mia gatta salta sulle mie gambe distese come se volesse pulirsi anche lei… Sono arrivata fino alle costellazioni familiari sistemiche… Io ci credo! E questo post scritto così di getto contiene una grande energia, come di scoperta. Grazie mg, Sandra