l’esordio
Sono attenta alle parole, qualche volta troppo. Le ascolto, le annoto in un taccuino mentale e le ricordo, rimugino, elaboro. Un amico scherza sulla mia memoria, dice che butto fuori a fiotti grumi di parole anche dopo anni, e sono capace di attaccarmi a questi grumi per riprendere una discussione o rinfacciare presunti torti, oppure per soffrire o gioire mentre chi li ha pronunciati non li ricorda più. Ha ragione. Conosco questo lato inquietante della mia personalità, un’ansia mai placata che prende forma nel tempo: lì per lì sembra che ogni discorso che ricevo scivoli via leggero, senza conseguenze, poi la mia lenta presa di coscienza fa scattare la digestione vera. E non so mai dove vado a finire.