divagazioni calde di noia
Divagazioni storte e curiose in una sera molle, calda, impastata di noia. Le luci fioche seguono il ronzio del calore, i motori al massimo dell’impianto che fa girare l’acqua attutiscono il mondo, fuori. Ammesso che fuori esista un mondo. Nel silenzio della stanza i tasti picchiettati fingono la realtà, bianca e unica, e i pensieri da rifuggire come nemesi si assopiscono. Un po’.
Non ho il conto dell’età. Vecchia, arcaica, già vissuta, oppure giovane con qualche ruga che gli anni scorsi non c’era. Il fatto è che ho perso i punti di riferimento, o forse ne ho scelti alcuni sbagliati in uno specchio deformante che ho sottovalutato. Poi, ora, nell’istante di rabbia, capisco. Sarebbe così bello e utile intuire prima dove si va a finire, intravedere il sentiero con le luci e le ombre e la lentezza rapida delle conseguenze. Si pensa sempre che si ritornerà indietro, che si sarà pronti a modificare i programmi e lasciare le imprese a metà. Ma il coraggio si straccia con gli anni, e dove vedevi la libera scelta di esserci inizi a intuire che hai costruito un obbligo. Le catene solo tue, viscide e opache e gelide.
Sono piena di gente e vuota di amore. C’è l’Amore, quello che scrivo con la maiuscola perché sopra, dentro, alla base di tutto. Non c’è l’amore spicciolo e un po’ sguaiato, infantile e ironico, l’alchimia fisica dell’erotismo a esplodere. C’è, e non c’è. C’è, e non c’è. Scoppia di risate gaie e langue nelle distanze di neve. E la noia corrode.
Andare, e dove? Sentire, cosa? Il riscaldamento eccessivo mi ha abbattuta in un sonno stupido. Cerco l’aria fredda dell’incerto, i passi lesti di un cammino che ho interrotto per pigrizia e incapacità. Ho indovinato la voce nel fondo di me. Ho guardato gli occhi di amici falsi abbastanza da guadagnare i margini, ho scolpito la pietra angolare dell’uso e abuso di me sempre buona, gentile, sempre presuntuosa, arrogante e prepotente, ma ingenua. Fiera dell’ingenuità che mi rovina e mi salverà sempre.
Riconnessa ora e mai più pronta a chiudere gli occhi. La noia, il calore. C’è il mondo fuori?
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Nella poesia mista a prosa immagino una donna che ti assomiglia, in piedi su un palco a recitare se stessa e decine di altre donne belle e intriganti. Con la sensibilità e l’intelligenza acuite dai tempi. Vorrei una voce calda e la erre blesa per questa performance unica.
sorriso
Questa riflessione è un cammeo, madreperla incastonata. “Il coraggio si straccia con gli anni”. Non sai quanto sono d’accordo. Bellissimo riuscire a dirlo così.
Un bacio
Condividere le sensazioni: fotografare l’istante per procastinare nell’eterno. Lontano da questo mellifluo assaporare mi appresto, ancora, ad affrontare un’altra guerra. Non so cosa sia la noia. Forse conosco alcuni languori, ma li apprezzo. E talune malinconie, ma le assaporo e ringrazio il Kairos per il dono di nutrirmi nell’ozio. Diversa è questa sconsolata tristitudine. Affascinante e languida.
“Ho indovinato la voce nel fondo di me”, l’incerto, il cammino che ho interrotto. Riconnessa e a occhi aperti. Fiera dell’ingenuità che salva. Già uno solo di questi è un bel traguardo, difficile da raggiungere.
Facile o meno che sia, è detto in maniera delicata. Come di chi lo ha vissuto e lo vive sulla propria pelle.
BELLA QUESTA TUA FIEREZZA NATA DAL CANDORE PIU’ CHE DALL!INGENUITA’!
Il mondo fuori girerà sempre in largo in tondo in su e in giù e a volte potrà anche darti l’impressione di càpio ma mai riuscirà a “imbragare” il tuo,quello che sei e ti porti nel “viaggio”,capace magari di rinunciare anche al piacere di vivere come vorresti tu ma mai asceticamente compiaciuta,anzi dispiacendotene ma senza che questo costituisca la rinuncia all'”istinto” che desidera vuole vivere pur con dei solchi d’ironia creati da qualche dubbio di riuscita.
Bel racconto,MG e…complementare alla lunga fase di stasi.Ciao,Mirka