la fine dell’agosto nel quarantaduesimo anno della vita

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Non ho abbandonato il blog, ho solo lasciato che il tempo aggrumasse tra me e questa finestra pubblica. E’ una finestra aperta sulla luce. Luce dentro e fuori, riflette sugli stipiti e gioca. Il fatto è che la scrittura fa come vuole, non si può creare un romanzo grosso, pesante, spesso, denso senza sospendere altro. Altri pensieri, altre forme di vita, altre voluttà fantastiche. Questa estate è stata piena di un romanzo così, uno di quelli che puoi scrivere solo se ti immergi e dimentichi il resto. E non è stata solo l’estate, il romanzo ha avuto inizio tanti mesi fa: sono diventata la storia e i suoi protagonisti nelle brume dell’inverno, o forse ancora prima. Incarnavo ogni sospiro. E’ la prima volta che accetto di scrivere, su proposta di un editore (di un direttore editoriale che stimo), una storia ambientata in ospedale. Anzi, in un istituto oncologico tecnologicamente avanzato, un tempio della scienza. Per anni ho creduto che non l’avrei fatto, poi l’ennesima richiesta editoriale ha trovato una strada nella mia volontà e ho scoperto, riga dopo riga, che era intenso e facile. Complesso spiegare la vita in un centro oncologico, ma anche tanto, tanto vicino a ciò che sono e sento e vivo. Niente cronaca, il romanzo è assoluta fantasia (tanto nessuno lo crederà, e mi importa assai poco che mi credano: l’ho scritto e basta, lo amo e ne accetto ogni singola, specifica conseguenza), ma i sentimenti e i pensieri misti, intrisi di falso e vero, sono i miei. Perché nessuno può comprendere alcune sfumature se non ci sta dentro per un po’. Chi è paziente non è medico e non è infermiere, si tratta di figure che non si permeano né assomigliano, possono trasformarsi l’una nell’altra (anche di questo parla, il romanzo) ma allora saltano, si sciolgono, hanno traumi brutali e inattesi. Insomma, il romanzo, bello spesso, è nato. E tirare fuori altri racconti non mi era possibile.

Certo, anche il quotidiano non è stato semplice. Qua e là ho raccontato piccoli e grandi traumi, evoluzione e cambiamenti. Oggi mi guardo riflessa nell’immagine sgranata dello schermo e scopro di essere. Sono, finalmente. Io sono. I am. Nelle settimane recenti sono usciti dalla mia bocca tanti sì e altrettanti no. Su Facebook qualcuno ha commentato non so più cosa dicendo, più o meno, che scrivo bene ma servo a Milano. Cioè servo come medico all’istituto dove lavoro. Ho risposto che non vado dove servo, vado dove sento e voglio. Non ho paura di cambiare, abbandonare, ripartire, ricostruire oppure creare da niente. Eccolo, il punto delicato. Una persona può diventare scrittore da architetto, ingegnere, avvocato, ma se lo fa e parte dalla professione medica deve stare a spiegare questo suo amore adulterino per qualcosa che non sia la salvezza dell’umanità. “Come, signor dottore, ami di più la carta? E i pazienti? E il tuo dovere?”. Il dovere, il dovere. Chi stabilisce quale dovere io abbia? Chi altri, se non io e solo io?

Quando scopri chi sei la conseguenza ovvia e necessaria è comprendere chi non sei. E se chi non sei è una figura con un ruolo (teoricamente) salvifico la gente fatica ad accettare. Meglio essere medico o scrittore? Meglio essere ciò che sono, dico io. E sono scrittore. Ho sempre avuto una visione relativamente lucida di alcuni gruppi di lettori: c’è chi ama la mia scrittura per sè, cioé in quanto scrittura, ma c’è anche chi legge (bene o male) i miei scritti perché sono la dottoressa dell’oncologico e potrebbe essere una buona idea farmi sapere che il mio romanzo tale o talaltro è stato apprezzato. Ebbene, di questa ultima categoria di lettori mi interessa poco. Perché la loro passione si perde subito, non è amore per la scrittura: non la mia, non solo, ma la scrittura a priori. Sono scrittore, questo non significa che smetta di fare il medico: amo quella parte della medicina che mi mette nel contatto con la gente, che mi fa conoscere il corpo e la sua funzione stupenda, che mi spinge a evolvere. Amo anche quella medicina di frontiera, quella che studia l’Energia senza vergognarsene e senza enfatizzare, quella che scava nella psiche perché forse è là, o nella Mente, il nucleo vero della salute e della malattia. Ma a nessuno venga più in testa di dirmi che sono medico con la passione per la scrittura. La scrittura richiede tempo e concentrazione, ed è la priorità assoluta. Viene prima. Anche l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), dove ho la gioia e l’onore di lavorare, ha capito prima e meglio di tanti altri e creato per me la figura del comunicatore scientifico. Comunicatore scientifico: comunico, scrivo anche in IEO. Perchè si può salvare qualcuno, si può curare e dare salute e attenzione anche con la comunicazione. Andate a guardare tutte le cretinate che internet promulga come verità scientifiche e capirete cosa intendo: dire bene e in modo chiaro ciò che aiuta sul serio la gente è di per sè una cura. Un dovere. Una cura è anche scrivere qualcosa che faccia sognare, ridere, piangere, amare, stupire… Scrivere è cura, e non solo perché chi sta male può scrivere memoir o diari (credo poco al valore letterario di questi memoir, anche se alcuni sono scritti bene e meritano di raggiungere il pubblico vasto): scrivere, cioé la scrittura, è un valore. Scrivere E’. Indicibile, inimmaginabile nella sua interezza, profondo e leggero, assoluto e divino, scrivere è una cura per l’essere più e meglio di un bisturi, un farmaco, un raggio ionizzante.

Questo blog contiene racconti, fiabe, pezzi di vita e riflessioni. Mi piace anche usarlo con il significato originario, una specie di diario. Un diario che è frammento dell’oggi. Oggi è la sola realtà che abbiamo. E oggi sono scrittore, ho quarantadue anni e sono più ricca di consapevolezza. Tra due giorni consegnerò all’editore il nuovo romanzo ambientato in un istituto oncologico. Ah, una piccola ma enorme anticipazione: il 18 ottobre vi aspetto in libreria. Esce “Siate liberi”, di Umberto Veronesi e MariaGiovanna Luini, Salani. Una delle gioie più belle della mia vita.

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Showing 9 comments
  • lucia

    Medico, scrittore, a me francamente non importa, chi mi interessa è Giovanna. Io non so esprimere bene con le parole ciò che provo per te e per le persone come te, schietta, culturalmente onesta,capace di slanci, a volte un po’ austera, ma pronta a sorridere, una donna con una sua personalità che non si lascia intimidire ne dall’intelligenza ne dall’ignoranza………potrei aggiungere tanto altro, mi fermo alla parola amore, ti voglio bene

    • MariaGiovanna Luini

      Anche io ti voglio bene. Tu sei Luce.

  • Bianca 2007

    Ecco il viaggio dell’intelligenza svincolata che si realizza nell’Essere più profondo,nella gioia con-divisa con l’anima.
    A presto MariaGiovanna e…complimenti col sentimento più sincero.Mirka

    • MariaGiovanna Luini

      ciao, cara Bianca, grazie per la lettura e il commento. Il viaggio ci contraddistingue, abbiamo viaggiato sempre senza vincoli e con la Luce in mente.

  • Alessandra

    Confesso che la categoria del “chi legge (bene o male) i miei scritti perché sono la dottoressa dell’oncologico e potrebbe essere una buona idea farmi sapere che il mio romanzo tale o talaltro è stato apprezzato” a me dà molto fastidio. La presenza di questa tipologia di lettori è evidente su FB nei tanti “Mi Piace” e nei moltissimi commenti che seguono a qualsiasi tua condivisione, aggiornamento di stato e post di vario tipo…. ne ho forse fatto parte anch’io, inconsapevolmente, ma ho presto diradato di molto i miei interventi. Nel tempo ho, infatti,capito che era piuttosto ridicolo mostrarmi così pronta sull’attenti ad ogni tuo intervento, e mal sopportavo l’atteggiamento prono dei tanti altri. Ma devi capire che per molti (non per tutti, e questo si capisce dal tipo di intervento – Lucia ad esempio non fa parte di questa schiera di adoranti a prescindere) il compiacerti è una forma di ringraziamento, per altri di scaramanzia. Non dimenticherò mai una tua “amica” che si augurava – caso mai ne avesse avuto bisogno in futuro – di essere operata da te!
    Beh, ora chiudo. Scusami mi sono dilungata ma il post mi ha interessato molto.
    Posso chiederti per quale editore hai scritto il tuo ultimo romanzo?

    • MariaGiovanna Luini

      Cara Alessandra, grazie per il commento. Molto interessante e va al cuore del discorso. Non si tratta – per me – di “sentire” che la lettura da parte di persone che seguo o conosco come medico sia differente dalle altre. In effetti non è così. Mi viene in mente, mentre scrivo, Luigia: era una mia lettrice e la seguivo come paziente, ho scritto di lei anche nel racconto uscito su Satisfiction. Mai mi sarei sognata di percepire alcunchè di forzato o falso o differente dal rapporto scrittore-lettore. Idem per te, per Lucia e per tante altre persone (pazienti, figli e mariti di pazienti, colleghi compresi) che mi danno la gioia e l’onore di leggere ciò che scrivo. No, alludevo a un comportamento particolare riconoscibilissimo. Coosci il mio pensiero: nessuno è obbligato a leggere se non vuole, nessuno DEVE leggere un certo autore o un altro. La lettura è il massimo della libertà. Allora però accade che talvolta lo scrittore riesca a intuire con precisione ciò che si nasconde malamente dietro la lettura da parte di qualcuno: si capisce se legge sul serio i tuoi libri, si capisce se ha prestato attenzione, si capisce perchè sta enfatizzando lodi senza avere conoscenza reale della tua scrittura. Lo sguardo, in particolare, tradisce. L’esagerazione anche. Ecco, questo accade a tutti gli scrittori e nel mio caso si verifica (talvolta, lo ripeto, solo talvolta) con alcuni o alcune pazienti che forse credono di essere in dovere di leggermi. Ma no! Meglio ammettere di non leggere i libri di qualcuno che inventare oppure fingere in modo evidente e buffo. Poi sai, alla fine… Ognuno faccia come vuole! Un bacio.

    • MariaGiovanna Luini

      Scusa, Alessandra, dimenticavo. L’editore del prossimo romanzo. Appena avrò firmato il contratto (scaramanzia), e si parla di giorni, lo dirò. E’ un progetto che va avanti da un anno, la richiesta di un romanzo così è stata molto specifica: si tratterà pure di una mera formalità, ma preferisco aspettare di vedere la mia firma sul contratto…

  • Alessandra

    grazie! aspetto con trepidazione 😉

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