retorica nel pomeriggio

 In Blog, I racconti del taccuino, la posta del cuore (?), Libri

I colpi sulla facciata della casa, i muri si sgretolano con i pezzi rotolati sui balconi. Un uomo cammina a qualche metro da me, ci separa la tenda bianca chiusa, capace di tramutarci in un’ombra diafana senza cancellare la realtà di noi. Che non ci conosciamo. Fa finta di non essere interessato alla vita nella casa, io fingo che lui non ci sia. Questi ponteggi di metallo coperti da un velo marrone chiaro resteranno mesi: la facciata deve essere distrutta, poi ricostruita. Il risultato temporaneo è che non posso aprire le finestre, se i gatti infilano la via del ponteggio non li ritrovo. Un altro risultato è che la mia allergia dura da un paio di mesi, e non se ne va.

Attendo quieta che la voglia di scrivere il libro si impossessi di me. Della mente, dei muscoli, dei sensi.

Provo ad appoggiare le dita sulla tastiera per scriverlo, il libro commissionato e già pagato. Ma da giorni non funziona. Non è il blocco, è la libertà. Scrivo ogni cosa, ma devo averne voglia. Niente è più stupido di un libro sull’alimentazione, illude la gente che mangiando meglio possa evitare di ammalarsi. Fa moda, si vende. Ma fa sprecare tempo, soldi e illusione. Uno è sano se vuole, a prescindere dal cibo che mangia. Comunque ho firmato e ricevuto l’anticipo, e il libro non è mio. Ne sono curatrice. Le dita svogliate non si muovono, spero che scatti il meccanismo di risveglio che da qualche tempo latita. Troppe cose, troppi impegni, troppa gente che mi cerca, vuole, strappa, chiede, pretende. Io, di fatto. Sono io a offrire spazi esagerati, per poi fuggire quando mi accorgo che non ho più materia per il silenzio. Quel silenzio mistico, naturale, denso e pregno. Il silenzio che (mi) crea.

Pare che gli scrittori si distraggano spesso su Facebook, sono sicura che sia vero. Un’occhiata alle bacheche e le stupidaggini intontiscono. Non sempre, non in ogni dove. Esistono anche meraviglie. Il peggio del social network è la frase fatta. “Chi mi ama non mi merita”, più o meno possiamo riassumere così. Tradimenti di amore e amici, delusioni che non sono altro che aspettative riversate su poveracci che non ce l’hanno fatta a sostenerle, poesiole il cui autore si scioglie nelle pieghe dell’ignoranza. Pseudoscienza, fattucchiere, maldicenza come se fossimo solo in tre a chiacchierare, propaganda e autopropaganda. Ci si ritrova, non ci si incontra dalle elementari e si crede di essere ancora amici: in mezzo ci sono decenni, figli, lavoro, scuole, amorazzi e amori veri, lutti e ricchezza o povertà. Si è alieni, con niente da dire, ma si tenta di afferrare un legame come se essere stati a scuola insieme costituisse requisito preferenziale per conoscersi e volersi bene un po’. Eppure stai lì e leggi, sei curiosa. C’è un tizio che si fidanza settimanalmente con donne virtuali: gli piazzano sulla bacheca cuori e immagini e amore eterno, spariscono a cicli come sono arrivate. E’ amore, una forma leggiadra e illusoria di amore. Chissà se ne ha mai incontrata una. Un paio di volte ha telefonato anche a me: ha usato Skype e io, dimentica di uno strumento che uso mai, ho risposto con la voce di chi si accorge di avere la casa posseduta dai fantasmi. Non ci ha messo molto a intuire che sono la strada sbagliata per relazioni pescate a caso nella Rete.

Certo, c’è chi diverte e fa divertire, chi nutre la voglia di conoscere e l’evoluzione. Perché Facebook non è diverso da ogni altro luogo di scambio; dipende da come lo usi. Non è lo strumento in sè a essere sbagliato, è l’intento. E il modo.

Picchiano sulla facciata della casa, ancora. L’ombra dell’uomo è sparita, forse ha svoltato l’angolo. Oltre il limite della tenda scorgo i pezzi di intonaco, minuscolo o grandi quanto un palmo della mano. I gatti dormono.

Bum, bum, e, pigra, vorrei che non esistessero idiozie. Nella vita incontro stupidaggini, come alcune domande. Perché ho deciso di adottare lo pseudonimo di MariaGiovanna Luini? Perché sì, e basta. Eppure sono stupida anche io perché tento di spiegarlo a chi, sciocco, me lo chiede. E’ come domandare: “Allora, sei arrivato?” a uno che entra a casa tua. E’ ovvio che sia arrivato, non lo vedi? Sei più medico o scrittore? Qual è il tuo autore preferito? E tante altre domande, di solito arrivano quando si presentano i libri. Amo le presentazioni dove il relatore sa tutto di te, si vede che gli interessa essere lì non sono per farsi pubblicità ma per entrare nella scrittura, per dire di te ciò che gli/le sembra reale. Ha letto anche le cose piccole, le interviste che ti hanno fatto, ha controllato internet, ha messo il cervello nella preparazione dell’evento. Amo chi studia, sa, approfondisce. Amo i relatori che quasi non esistono più. Dovrebbero istituire un patentino: la licenza del relatore, e un elenco come quello dei presidenti di seggio elettorale. Tu puoi, tu no.

Libri. A proposito.

Ho un libro da scrivere, e un altro nato ieri.

Ho le dita sulla tastiera. Ho la noia di un ronzio nella testa.

Ho.

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Showing 3 comments
  • elena
    Rispondi

    Credi davvero che un libro sull’alimentazione sia stupido, inutile, che ILLUDA la gente che mangiare in un certo modo eviti di ammalarsi? Te lo chiedo sul serio, non con intento polemico, perché ho un’amica malata di tumore che ha cambiato radicalmente la sua alimentazione, e spero tanto che questo le serva a stare meglio…

  • MariaGiovanna Luini
    Rispondi

    Sì. Tutto dipende dalla reazione della gente, cioé da quanta fede assoluta riponga in ciò che legge. L’alimentazione aiuta molto, in alcuni casi (non sempre) moltissimo ma non dà certezza. Con l’alimentazione corretta si migliora, ci si assicura una maggiore probabilità di salute ma non si ha la sicurezza di guarire o rimanere sani. Stesso discorso per tutto ciò che è prevenzione: da medico e comunicatore scientifico ne parlo in ogni possibile contesto, ma tengo a essere leale: la prevenzione aiuta, ma non è certezza.

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