il potere di un titolo

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Mi piace immaginare che condividere parole non sia solo questione di racconto o pezzo simile a poesia. Condividere è anche raccontar-si e rendersi nudi in mezzo a corpi e menti simili.

Questa mattina l’aria gelida di Lecco, il lago increspato e un cielo che ho riconosciuto dall’odore mi hanno seguito nella libreria IBS dove una quantità meravigliosa di ragazzini e un numero inatteso di adulti ha partecpato alla presentazione di “Siate liberi”. Avrei voluto aggiungere un dettaglio ai tanti nati dalla nostra discussione: il titolo di questo libero è un avvelenamento piacevole e progressivo.

Come tutti, incontro onde di pensiero e sensazione capaci di mandarmi sotto o esaltarmi, oppure di rivoluzionare l’esistenza il tanto che basta per sentire il diverso da prima. Non serve che scenda un meteorite, bastano le parole giuste messe una dopo l’altra. “Siate liberi”. SIATE – LIBERI.

Ogni giorno è un crocevia o può essere niente. Terminata la prima stesura di un libro che curo per Mondadori e Umberto Veronesi (alimentazione sana e dietetica, appropriata alla mia passione per il cibo), annuso la piacevolezza di un’altra proposta e fluttuo tra impegni professionali per IEO e la sensazione chiara di una storia che nasce. Una storia letteraria, specifico perché non ci si confonda. In questo languido, tormentoso a tratti, serafico fluttuare ho visioni improvvise. Vedo limiti e catene là dove credevo ci fossero certezze inamovibili, per esempio. Ho scritto, pochi giorni fa, un servizio sulla prevenzione dell’ictus per una testata con cui collaboro, e nel servizio ho infilato materiale e linguaggio semplici e nuovi, tratti (anche) dalla stesura di un libro per le edizioni ilSole24Ore (Nicoletta Carbone con MariaGiovanna Luini, uscirà nel 2013); presuntuosa come sono, pensavo e penso che ai lettori fosse utile. La risposta della testata ha creato trentadue secondi di turbamento: bellissimo, ok, ma lo schema standard prima che io arrivassi era un altro: uno, due, tre. Uno schema standard. Lo schema standard, o protocollo, è la rovina della medicina, della salute della gente, e lo infiliamo in una testata che parla di prevenzione e scienza? In ogni caso, non applicatelo a me. Pesci ascendente Pesci, niente schema e niente standard. Ammetto di avere messo mano al computer, brava bambina giudiziosa, rapita dalla mia personalità pronta a dare sollievo, a dire sì a quasi tutto, a non mostrare mai il lato oscuro. Ma, nell’istante della consapevolezza, una voce ha sussurrato al mio orecchio, imperiosa: “No”. Come, no? “No. Siate liberi”.

Mi rendo conto e accetto che questo piccolo, microscopico episodio da niente avrebbe potuto andarsene così, senza menzione. Invece ho voglia di riflettere a voce alta, non tanto per il servizio sull’ictus che lascerò identico e si arrangi pure la testata. Il punto è il “no”. No, no e no. A quarantadue anni suonatissimi no! E nel delirio, o demenza precoce direte voi, risuona il titolo: “Siate liberi”.

Come faccio a guardare negli occhi i ragazzini che, vivaci ma attenti, muti e partecipi, incontro con questo libro? Come posso dire loro che la libertà si può conquistare se io stessa sono schiava?

Lo stesso per altri dettagli privati, solo miei, che però creano la differenza. Camminavo sotto casa nel mio esercizio di attività fisica e ho visualizzato qualcuno che dovrebbe aiutarmi perché crede in me. E perché è pagato per farlo. La base del ragionamento è che io sono pagata per fare alcune cose (non la testata di cui facevo menzione qui sopra, vorrei specificarlo) e il fatto stesso di percepire un onorario insinua in me l’urgenza di lavorare bene. Nella visualizzazione pomeridiana ho capito che sono stata troppo silenziosa, ho rinunciato a fare valere miei diritti con qualcuno che a me era legato da un rapporto professionale. Ho lasciato, di nuovo, che la vita scivolasse oltre. E il “NO”, ancora, ha perforato i timpani infreddoliti. Esistono scorrettezze che accetto e altre che devo fermare con la bandierina o cartellino rossi. Fermi, così non si fa. E… Siate liberi.

Liberi. Liberi perché la libertà è una conquista. Non si nasce con la libertà: famiglia, condizioni economiche e geografiche, scuola, religioni, lavoro ci massacrano di legami e imposizioni. “Dentro di me so che cosa vorrei fare, ed è l’arte. Ma come faccio se i miei non vogliono?”. Oggi una ragazzina mi ha chiesto così. Tenendo i miei occhi nei suoi, le ho risposto che ogni percorso, anche quello imposto dagli altri, può portarla là dove lei desidera. Là dove lei è. Magari ci metterà più tempo, ma se crede in ciò che è arriverà in ogni caso. Anche se l’arte resterà nascosta per un po’ dentro di lei e le scuole non la aiuteranno.

Detto tra noi, chi condiziona i propri figli verso una carriera o un altra dovrebbe essere fermato da uno stuolo di psichiatri. O da un esorcista di quelli bravi.

Chi sono io? Chi sei tu che leggi? Cosa è la libertà?

Sono a metà vita circa, e ho scritto un libro con un uomo fantastico. Un editore ha piazzato un titolo meraviglioso. Con chi parlava?

Nelle mie piccole, banali, stupidissime crisi quotidiane scavo lo spazio della mia libertà.

No a uno schema precostituito in una testata che da me potrebbe avere beneficio e non solo compilazione (che francamente non mi interessa, la facciano gli insicuri).

No a chi mi promette poi devia per altre strade.

No a chi si aspetta da me troppo, e chiede che il troppo sia dato in silenzio.

La libertà si paga, ma è meravigliosa.

SIATE LIBERI. Amen.

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Showing 14 comments
  • lucia
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    Siate liberi. Fantastiche queste riflessioni, sembrano pensieri fatti ad alta voce e meravigliosa questa frase: “Detto tra noi, chi condiziona i propri figli verso una carriera o un altra dovrebbe essere fermato da uno stuolo di psichiatri. O da un esorcista di quelli bravi.” Arriva a me dopo una mattinata difficile trascorsa a spiegare ad alcuni genitori che ritiravano il consiglio orientativo dei propri figli che le loro aspirazioni non sono quelle dei loro ragazzi, che le loro frustrazioni non devono ricadere sui propri figli, che le loro insicurezze nulla hanno a che fare con i ragazzi e per finire che le loro catene non si tramandano con il DNA. Siate liberi, ecco questa mattina queste due parole sono risuonate parecchio nella mia testa. Un abbraccio

  • MariaGiovanna Luini
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    due abbracci a te, che come sempre aggiungi bellezza purissima

  • Marty
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    La libertà si paga sì, ma qualunque prezzo è sostenibile rispetto al mondo che si apre una volta che la si conquista. Bel pezzo!

  • MariaGiovanna Luini
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    ciao Marty, sono d’accordo. Il prezzo fa paura, spesso sembra comodo sedersi e chiudere gli occhi per non evolvere oltre. Poi si capisce che non c’è prezzo e non c’è difficoltà, il respiro largo e gli occhi liberi sono perfezione.

  • Margarita
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    Che dire?fantastica.complimenti

  • Fabio
    Rispondi

    Quando lavoravo in Inghilterra una madre porta una bimba con frequenti svenimenti. Pade e zio morti di attacco cardiaco in giovane età. La madre è terrorizzata. Contro ogni logica il protocollo dell’ospedale non prevedeva ulteriori accertamenti (i medici inglesi sono tra i più ignoranti del pianeta). Io non avevo potere decisionale in quel momento (altro protocollo idiota). Contro ogni bion senso tocca però a me dimettere la bimba.
    Non é l’unico episodio e non é stato questo a farmi decidere di non esercitare più in Inghilterra, rinunciando a stipendi favolosi e prospettive di carriera. Però rende l’idea di una medicina in cui gli ammalati ormai sono caselle di una flow-chart. Una pedina che segue binari preconfezionati. Come se tutti gli ammalati fossero uguali. Una massa amorfa di cui si ignora la storia, la vita, le singole peculiarità. Come se veramente esistesse la malattia, e non il malato.
    Poi é venuta un altra medicina. Quella di chi non è malato, ma cerca nella chimicità dei farmaci la risposta a domande sbagliate. E nel medico il complice, la vittima, il resposabile e il carnefice dei propri misfatti.
    Ho scelto di non fare più il medico. Non a queste condizioni e a questi ricatti.
    Oggi guadagno un decimo rispetto al passato. Però ho un contratto per Springer e la prospettiva di due o tre libri l’anno per i prossimi anni. Non ci comprero casa e non saranno i romanzi della mia vita. Però sono libero. E questo è quanto.

  • Lorenza Caravelli
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    “Il respiro largo e gli occhi liberi” rendono fisicamente percepibile quella sensazione cosi’ bella e così costosa. Porte che si spalancano. Tu lo sai.

  • Bianca 2007
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    Grande MariaGiovanna!
    Libertà è quando si ha la certezza di evolversi,e la si sente. Con una parola che ha portato al pensiero,con la razionalità che filtra,ma soprattutto senza più interrogarsi su logiche che non siano le verità che percepisci nella profondità del tuo dentro,già evoluto, per passaggi incrociati e dove netta è la direzione che devi.
    Un grande abbraccio e sempre un’Evviva. Mirka Bonomi

  • MariaGiovanna Luini
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    Fabio, condivido tutto anche con percorso e dettagli differenti. La medicina comunque vive dentro di noi e scatta automatica, con la nostra sensibilità e con il bisogno di prenderci cura degli altri, senza che tabelle o schemi possano imporre alcunché.

  • MariaGiovanna Luini
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    Abbraccio e Luce, Mirka

  • MariaGiovanna Luini
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    Lorenza, le porte a volte sono solo le barriere che noi vediamo. E non sono reali.

  • fernando guidi
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    Dolce e incisiva, come al solito. Siate liberi: un sentiero tortuoso davanti a questo viandante che da una vita cerca di percorrerlo evitando le buche e che nel suo viandare ha cercato conforto nelle parole degli ospiti di un hospice… e l’ha trovato, solo che gli altri – quelli fuori – non sono liberi di toccare con mano la vita, quella vera che comprende anche la morte. Ma io insisto!

  • MariaGiovanna Luini
    Rispondi

    Insistere. Questo post e’ stato compreso oppure no, criticato o amato. Segno di libertà cui non rinuncio in ogni caso.

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