“il male dentro” e oggi

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Qualche volta resto in silenzio. Con la scrittura, intendo. Poi so che arriva il bisogno, una furia quieta e inarrestabile che spinge verso le parole. Le parole scritte. Dovrei ascoltarla sempre, o almeno più spesso, quella furia. E’ la salvezza nel caos magmatico dei rumori che sempre più minacciano il nucleo.

Insomma, il romanzo è uscito. Il 28 marzo avrei voluto fare un salto in libreria per sbirciare, per assaggiare con le mani e gli occhi il mio ultimo nato sugli scaffali. Però non sono riuscita a trovare il tempo, e oggi nemmeno. Non ha importanza, sarebbe stato un atto di amore nascisistico e ci saranno altri giorni, altre settimane.

Mi guardo intorno e il mio studio sembra nato di nuovo. Dominata dal bisogno di buttare via, donare, fare spazio e mettere ordine ho rivoluzionato questa stanza nei momenti lasciati liberi (o strappati), in una nuvola di incredulità per i titoli che non credevo di possedere e per le doppie e triple copie che con vergogna ho ammonticchiato nei cartoni perché siano di utilità e piacere per altri. Polvere, carta, libri, ninnoli che ingombrano e non ho mai avuto il coraggio di buttare, una scala in mezzo allo studio e il computer spento. Ho lavorato così, aprendo e scartando, lucidando e ridendo da sola per quanti libri sulle diete più strane sono stata capace di accumulare in questi anni, e quante copie di “Donne che corrono coi lupi” mi sono state date come regalo a differenti compleanni. Tante amiche devono avere pensato che ne avessi bisogno. Ho sistemato Simenon in due ripiani lunghi, ha uno spazio proprio enorme e sotto ci sono i miei libri. Miei cioè scritti da me. Una lampada etnica che mio fratello mi regalò anni fa ha scovato un angolo per sè, fa una luce gialla e calda, e libera. Mi piace.

Ricordate una cosa: se non volete tenere un libro, se non vi ispira e sapete che lo donerete ad altri o lo scioglierete da voi nel bookcrossing, non fatelo autografare. Niente come un libro con la dedica vi obbliga di più al disordine.

Strano come i ricordi perdano il nome, qualche volta. Ho preso in mano oggetti che sono certa di avere accumulato perché importanti: dovevano essere segni di giorni, persone, avvenimenti. Posso dire di avere annusato le emozioni, la voglia di fermare quei ricordi insieme agli oggetti. Eppure non li recupero, non ho idea del motivo per la conservazione e neanche – purtroppo – riesco a ripescare quell’importanza che credevo esistesse. E due fotografie, anche, ho custodito in mezzo ai diari: due neonati che non riconosco. Mi sono sentita superficiale e crudele quando ho scoperto di non avere idea di chi fossero i neonati. Ho immaginato  le loro madri, la sollecitudine innamorata del porgermi le fotografie perché le tenessi per me. Il buio, non so chi siano. Si può cancellare un pezzo di vita così? A quanto pare è possibile, e non posso attribuire la responsabilità all’Alzheimer che colpì mia nonna perché ho perso la memoria remota e non quella recente. Credo. Cosa stavo scrivendo due minuti fa? Non ricordo…

Questa pagina di diario va un po’ a caso. Avete letto “Il mio paradiso è deserto” di Teresa Ciabatti? E’ uscito il 21 marzo con Rizzoli, l’ho recensito su Mangialibri. Qualche mese fa Caterina Bonvicini me ne preannunciò la pubblicazione e mi suggerì di leggerlo perché “meraviglioso”. Aveva ragione (tanto per cambiare): è un romanzo che lascia tanto, che non si mette via volentieri al termine della lettura. E un altro libro stupendo, la gioia di questi giorni, è “Piangi pure” di Lidia Ravera: la scrittura di Lidia Ravera mi piace da sempre, ma questo libro è senza dubbio tra i suoi migliori. Una poesia la storia, i tratti dei protagonisti dipinti da maestra. Nei miei due account di Anobii (ne ho due per sbaglio e li uso una volta all’anno, forse neanche) ho già commentato sia Teresa Ciabatti che Lidia Ravera, poi ho lasciato andare quando ho fallito per la quarta volta il caricamento de “Il male dentro“. Ci penserà qualcun altro. Sto giocherellando anche con i Tarocchi spiegati da Jodorowsky, i Tarocchi di Marsiglia restaurati da lui e Camoin: parlano sul serio, che siano proiezioni o meno valgono la curiosità dello studio.

Fuori dalla porta un gatto sposta un cartone vuoto. Deve essere Umberto. Ah, a proposito di Umberti: sono travolta, con una passione piacevole e languida per questa magia, dal successo di “La dieta del digiuno” (Mondadori), il libro che insieme a Lucilla Titta ho curato per Umberto Veronesi. Vedo le classifiche, penso a quante volte ho commentato in silenzio con ironia e sogghigno a me stessa: tutto si trasforma, tutto va su e giù e si accende e spegne, ma un mio libro in classifica così in alto è un’esperienza divertente e leggerissima. Come il soffio fresco di un vento che odora di mare: sai che non durerà ma intanto godi.

E’ il momento di “Il male dentro“, adesso. Quante volte mi sono chiesta se parlare (anche) di cancro aiuti un libro? Poche volte, in realtà, perché so che arriverà dove deve arrivare. Come ogni parola, ogni sospiro, ogni gioia. Non è un romanzo “sul” cancro, è un romanzo sulla vita, la luce, l’amore. Sul mistero di terapie che a volte si chiamano convenzionali e altre volte no. E’ un punto di vista, o forse tanti. E io smetto subito di parlarne: sarà quello che ogni lettore decide/sente che sia. Lo presenterò in giro: Roma, Milano, Robbiate, Pontedera, Lodi… Trovate tutto nel sito. Se mi volete, scrivete email e io organizzo. E arrivo.

Questo è il booktrailer che artisti geniali hanno preparato: click QUI.

Non so cucinare ma sono un asso nei risotti. Oggi per me è giorno di digiuno, quando resto senza cibo mi sento molto bene e riesco a inventare un risotto nuovo. Zucchine fresche e zenzero?

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Showing 2 comments
  • lucia

    Domani vado da Feltrinelli a Colico e fotografo lo scaffale con il tuo libro. Il tuo bisogno di buttare, di donare, rivoluzionare spazi e disposizioni lo conosco bene è simile a ciò che avviene quando cambi casa (ho una certa esperienza 10 nei primi vent’anni della mia vita). La differenza sostanziale è che per te è stato un bisogno tuo, nel mio caso una necessità dettata dagli eventi. Eppure il risultato è simile, sorrisi, nostalgia e a volte stupore, scosta un libro e trovi un piccolo oggetto dimenticato, lo apri e scopri una lettera consumata tanto era stata letta, foto che un tempo trovavo terribili e che invese oggi mi fanno sorridere, sottolineature che non ricordavo di aver fatto. Recentemente ho aperto uno scatolone di vecchi spartiti per pianoforte che era rimasto nel box di mia madre che facendo “pulizia dell’inutile” ha ritrovato. All’interno di uno di questi 10.000 lire! Subito ho ricordato quanto le avessi cercate, dovevo acqustare il 33 giri della Sinfonia N.9 di Beethoven diretta da Von Karajan. Ricordi………meglio non continuare
    Ti abbraccio

  • MariaGiovanna Luini

    Li hai lasciati andare. Meglio cosi’…

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