poca pioggia e qualche luce

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Ripensava spesso alle opportunità. A quanto avrebbe potuto creare ma aveva tenuto nel silenzio. Aveva senso tacere? Esistevano spazi migliori per i milioni di parole che, con un po’ di coraggio, avrebbe potuto scrivere e reprimeva come chi non sa dove andare?

Girava in mano le monete dell’I-Ching, il sorriso trattenuto. Ingoiato. Aveva paura del futuro e lo aspettava, insieme.

L’infelicità cronica si alleggerisce a tratti, è forse questo alleggerirsi a ritardare le decisioni. Hai barlumi lunghi di gioia, di distacco, di serenità che smorzano e ti fanno dimenticare il motivo. E la solitudine. O forse nessuna decisione andava presa, le sarebbe bastato aspettare e modellare un pezzo in più del suo carattere romantico, impetuoso, passionale. Inutilmente illuso. Si invecchia e si ritorna a una saggezza innocente, si mettono via alcuni sogni. Si accetta (dicono i saggi e i perdenti).

Un gatto la osservava dal muro di cinta di un giardino. C’era pioggia, e alcune luci.

Era l’attesa. Inerme.

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Showing 2 comments
  • Bianca 2007

    Enigmatico questo racconto come chiara e assoluta è l’onestà emotiva dei gatti. Gli uomini riescono sempre o quasi sempre a celare i propri sentimenti.I gatti no. Basta guardarli negli occhi e,loro scrutano sempre il dentro degli uomini,per capire ciò che intendono dire e quel dire,ci si può giurare sulla Bibbia o mettere la mano sul fuoco è verità.Verità nè inerte nè opportunistica come a torto si dice esser propria del gatto. Mirka

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