un divano, due divani, tre divani
Un divano, due divani, tre divani. La luce piove dall’alto, da un gigantesco buco tondo che non è un buco: è un’illusione, nel soffitto hanno scavato uno spazio ovale e l’hanno riempito di lampadine piccole, accese una sì e una no. Potrei contarle, ho tempo. La signora seduta a qualche metro, su un altro divano, sfoglia un giornale e non si accorge delle briciole sulla manica della giacca: ha divorato un paio di brioche, le ha tolte da un sacchetto di carta bianco e le ha mandate giù spezzandole a bocconi grossi, senza masticare.
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