il pensiero del secolo

 In Blog, I racconti del taccuino, la posta del cuore (?)

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Detto, fatto. “Il pensiero del secolo”, ho messo il titolo e la mano dal mouse si è spostata a destra. Ho rovesciato la bottiglia della Coca Zero sulla scrivania, addosso a gatto Camillo. Questo pensiero del secolo inizia in modo inquietante. Poi mi sono alzata, ho urtato con il mignolo del piede sinistro un angolo improbabile del mobile più insospettabile nel corridoio, imprecato con la voglia di tirare un pugno al muro e camminato oltre provando a dimenticare gli istinti. Mi sono concentrata sull’idea di essere spettinata: funziona sempre, vagheggio di appuntamenti con il parrucchiere, inorridisco all’ipotesi e faccio altro. Poi una visione mi distrae: un dettaglio concreto, un minuscolo elemento che potrei spostare o su cui dovrei influire per rendere più armonico l’insieme. Senza rendermi conto che qualunque donna, chiunque potrebbe fare lo stesso, di più e meglio, e non è la mia attenzione domestica a rendermi preziosa.

Il fatto è che quando vaghi per casa e sei donna (l’uomo ha DNA differente) trovi sempre qualcosa che meriti la tua attenzione. Prima del resto, prima di ciò che avevi stabilito di fare. La lettiera dei gatti è da pulire (SUBITO), le pile da infilare nell’aspirapolvere microscopico con la forma di una rana che hai comprato per tuo marito (SUBITO), gli abiti abbandonati su una sedia da gettare nel cesto della biancheria sporca (SUBITO). E’ con la sequela dei SUBITO che la donna uccide la propria creatività. Subito si fa ciò che agli altri va bene, dopo si farà qualcosa per sè. O per sfogare la propria voglia di esistere.

Lo stesso quando hai un amante. Amante inteso come persona che possa fare una differenza, con l’eros abbastanza eccitante da influire sull’agenda. Non mentite: l’eros non è sempre uguale, se si trova un la persona che lo rende speciale l’agenda si modifica eccome. Guardi il programma per la settimana successiva e dici a te stessa che deciderai in libertà, poi immagini quante volte (e quando) incontrerai LUI (maiuscolo, come SUBITO) e sull’agenda, di carta o elettronica, compaiono piccoli segni che solo tu conosci. No, lì no. Lì potrebbe invitarmi a colazione. No, lì forse proporrà un gelato nel parco. In quella settimana di settembre potrò fare qualcosa in più, LUI è via con la moglie. Eccetera. Sono segni, righe nere che cambiano la vita. Segni, righe nere che certo LUI non  mette. Perché sa che tanto sei tu a tracciarle, e le tracci in base alle SUE esigenze. Un tempo frequentavo un uomo che diceva “Se ci si ama ci si viene incontro”, e chissà come ero sempre io ad andare incontro a lui. Il suo venirmi incontro era “esserci”. C’era, quindi mi amava: era così chiaro, no?

Poi arrivi a quarant’anni, e i mesi rotolano sugli anni e apri gli occhi. Ma questa è un’altra storia.

L’aria condizionata non riesce a rinfrescare lo studio, di là ho una valigia da preparare e le ultime volontà da dettare. Perché mi ostini e prendere l’aereo quando non mi va di farlo è un mistero. Forse perché voglio fare vedere che sono brava, tosta e coraggiosa. Eppure non sono più quella lì, quella che voleva mostrare solo il lato forte di se stessa. Non ha scopo farlo, la scrittrice può permettersi tanta più fragilità rispetto al medico. Non basterebbe dire “No, grazie, mi organizzo in un altro modo? Arrivo in treno, ci metto venti ore ma sono affari miei”. Tanto la carriera non dipende da questo, e a un certo tipo di carriera non tengo proprio. Anzi credo di essere arrivata a una rivoluzione povera, ricchissima e felice. Guardo gente che sbatte sui vetri e contro il muro per comprendere la logica (non c’è), i giochi e le relazioni, per prevedere cosa accadrà là dove si comanda. E dentro di me provo una stanchezza molle, esausta, divertita. Chissenefrega, ecco cosa penso. La vita ti arriva, non sei tu a cercarla. Oppure finisce e buona notte.

Domani sarà a Sciacca, il 4 agosto a Ponza. Poi, poi, poi. Incontro gente e mi nutro dell’energia che il romanzo sa creare.

Gatto Camillo con il pelo impastato di Coca Zero è andato via, ora c’è gatta Pina e dorme con il respiro pesante accanto alla tastiera. Dalla portafinestra il panorama solito, qualche volta rassicura e altre volte annoia. Un cumulo di libri e una piramide di pensieri. Mai stata così sola in mezzo a una moltitudine che amo, ma non capisce.

Il pensiero del secolo può attendere.

 

 

 

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Showing 8 comments
  • Gallo Rita

    Non c’è cosa più bella che ammettere i propri limiti,io ti vedo sempre dalla prospettiva della donna forte e del medico coriaceo….leggerti sotto questa veste è sentirti molto più donna e moglie di qualsiasi altra è grandioso, a proposito, come fai a fare tutte queste cose messe insieme? Abbraccio grande 🙂

    • MariaGiovanna Luini

      Siamo forza e debolezza. La debolezza spesso è la nostra forza, la bellezza.

  • Adele

    Come non condividere il “pensiero del secolo”?!? Apprezzo il tuo saper comunicare con ironia anche i pensieri piu’ difficili e pesanti. Ammiro l’ energia e la voglia di fare che ti caratterizzano; forse superati i 50 e l’ avvicinarsi inesorabile della decina seguente fa venir voglia di chiudere gli occhi per non vedere piu’la quotianita’ che ti ciconda: sai in anticipo cosa faranno le persone che ti stanno vicino e la prevedibilita’ ammazza i sogni.
    Buon viaggio e saluta il mare per me, Adele

    • MariaGiovanna Luini

      Cara Adele, ho salutato il mare per te!

  • Francy

    Urtare il mignolo è un classico, penso non ci sia persona in vita che abbia il mignolino illeso. Le cose comuni da condividere, penso siano la nostra salvezza, insieme a quelle che non lo sono.

  • Adele

    Grazie Giovanna, presiosa e affidabile come sempre!

  • Valeria Di Filippo

    Grazie 🙂

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