parole lente un po’ inutili
Inutile parlare quando il poco da dire è personale. Eppure il valore delle parole prescinde dal contenuto, qualche volta. Le parole possono essere suoni, musica, rumore, spicchi di luce che si innalzano e cadono. Chissà.
Si dice di agosto che è una pausa prima di un rientro che sarà pieno di promesse e propositi ma lascerà tutto uguale. Non so se sia così. Per me questo agosto è un cumulo di emozione e silenzio. Sarà che due lutti in famiglia mi fanno pensare a “Quattro matrimoni e un funerale” declinato in modo diverso. “Due funerali e un matrimonio”, se penso al mio amico Lorenzo che si sposerà a settembre. Mi viene da ridere se immagino le battute cretine di chi, sapendo che sei anche medico, ti dice “dovrebbe mettersi nei miei panni per capire”: ci sono nei tuoi panni, scemo/a, come fai a credere che un medico sia esente da ogni dolore? Che un medico non perda chi ama per una malattia, una disgrazia, uno strazio tremendo? Lasciamo stare, questa pausa agostana sta sputando fuori parti di me che, pure torbide e per niente generose con il prossimo, non mi dispiacciono. L’Arcano Le Diable potrebbe rendere l’idea, se lo osservate come andrebbe visto cioè con gli occhi vostri e quelli di Alejandro Jodorowsky. Mettere a frutto il dolore, forse è questo. Il dolore, un certo genere di dolore, spacca limiti e perbenismo, ti frantuma anche la pazienza: scopri che per mesi o anni hai retto una parte perché così conveniva fare, poi è arrivata l’onda anomala del dolore e ti ha mostrato chi sei davvero.
Per carità, niente drammi. Non mi piacciono, a meno che siano raccontati bene. Non vengo qui nel blog a raccontare eventi che riguardano solo me. Però un passaggio veloce, carico di promesse prossime e future, mi piace. Da settembre si riparte con il tour per le presentazioni del romanzo, e sto scrivendo il prossimo. Ho propositi come tutti gli esseri che in agosto riorganizzano se stessi? No, non sono propositi: questa volta ho visto l’evoluzione in me, l’ho sentita e ne ho anche sofferto perché ho capito che alcune cose non potranno ritornare come prima. Sarà meglio così, ma noi Pesci (ascendente Pesci) facciamo fatica a staccarci dal noto per buttarci in un ignoto che desideriamo fino allo strazio ma temiamo con intensità uguale.
Leggo e scrivo, intanto. E faccio pulizia.
Vi amo.