“Il male dentro” a Brescia insieme a “No Slot”
Cari Amici,
il 9 ottobre “Il male dentro” sarà a Brescia, a la Feltrinelli Libri e Musica in C.so Giuseppe Zanardelli 3, alle ore 18.00.
Sarà una presentazione molto speciale perché è dedicata a un progetto concreto cui aderisco con totale convinzione. Marco Dotti ne è promotore e anima e ci chiama a raccolta intorno a uno scopo comune che ritengo prioritario.
Marco e io vi aspettiamo a Brescia, ma soprattutto aspettiamo con fiducia la vostra convinta adesione al progetto No Slot: ecco il link per conoscerlo, aderire e divulgare
http://www.vita.it/noslot/index.html
Lascio la parola a Marco, ora.
A presto, a Brescia!
MariaGiovanna Luini
Cara MariaGiovanna,
agli inviti, soprattutto ai tuoi inviti si risponde accettando e rilanciando. Specialmente quando ci sono di mezzo libri e cose. Ho sempre pensato ai libri – ai bei libri, e il tuo è proprio un bel libro – come a pietre d’inciampo: ci attraggono e un attimo dopo ci distraggono, ci fanno camminare mano nella mano con parole e storie ed emozioni, dolori talvolta, ma un istante dopo ci chiamano “alle cose”. È questo impatto col concreto, col reale, con la vita – spesso, tu lo sai, nella sua forma più nuda e indifesa – a chiederci di rilanciare. Rilanciare nella vita stessa. Dal libro alla vita, dalla vita al libro, e così via, senza soluzione di continuità. Interrompere questo circolo fecondo significherebbe consegnarsi allo spettacolino senza sostanza, né forma, al circo – quello sì ! – pesante e triste del parlarsi addosso. Eccomi qui, dunque, a compiere questo doppio movimento: accetto e rilancio. Sei tu, col tuo lavoro, la tua scrittura e (su tutto) la tua amicizia a chiamarmi a questa cosa. Chiaro su cosa accetto. Ma su cosa rilancio? Rilancio su una cosa che mi, ci sta a cuore: la campagna “No Slot”, contro l’azzardo di massa, contro quella che è oggi una dipendenza terribile e in gran parte ancora sconosciuta: il gap, il gioco d’azzardo patologico.
Dipendenza senza sostanza: la chiamano così i clinici. Ma io non sono un clinico e non è a loro che mi rivolgo. Ma a te, amica, scrittrice, e a loro, gli amici, i lettori. Mi piacerebbe si diventasse un “noi”, alzando anche di un solo millimetro l’asticella della consapevolezza su un problema che è clinico, ma non solo clinico. Un problema che è sociale, etico, economico, politico, biopolitico, o forse semplicemente umano. Se riusciamo a farlo, se anche la spostassimo di mezzo, anziché di un millimetro quella asticella… Avremmo già fatto tanto. Avremmo fatto cultura, nel senso più vero del termine. Saremmo passati dal libro alla vita per ritornare al libro. Vi saremmo – come è successo a me – inciampati dentro, con gioia, con rabbia, ma mai, mai con rassegnazione.
Da tempo, tu lo sai, vado avanti con una campagna di sensibilizzazione che sta portando ottimi risultati. Non chiedo adesione alla “mia” campagna, non solo perché come ogni causa che riteniamo giusta non ha né copyright, né padrone. Chiedo consapevolezza e un po’ di pazienza: guardate, uscite, leggete, osservate ciò che vi/ci sta attorno. Non possiamo lasciare che questo Paese diventi un Paese di zombies dipendenti da infernali slot machine. Se vi va, condividete il logo, l’appello. Se non vi va, scrivetene uno, muovetevi, muoviamoci.
Perché lo chiedo qui, a te? Perché io profondamente credo che questo che chiamiamo “gioco d’azzardo”, ma gioco non è (e forse nemmeno è azzardo, essendo pura dipendenza, pericolo, mai rischio vero, in senso forte e metafisico), credo che questo pseudogioco sia una patologia del tempo. Del nostro tempo, psichicamente e eticamente sempre più sconnesso dall’umano. Perché, allora? Perché i libri ci impongono, esigono, insegnano un altro tempo. Perché i bei libri, già ponendo un attrito tra noi e le cose, le stesse cose contro cui ci fanno sbattere, i libri dicevo sono qui a insegnarci che si può fare, che si può vivere, che non solo si può, ma si deve sperare. A me il tuo libro ha comunicato questo, anche questo: un’emozione per le cose. Quelle cose che dobbiamo attendere, ma da cui mai, mai dovremmo dipendere. Se un romanzo ti muove questi pensieri, li suscita e li libera, ecco non resta che dire che è un gran bel romanzo. Fa cultura, relazione, comunità: vita. Per me non c’è altro criterio che valga, per questo mi sono permesso di accettare e rilanciare.
Trasformiamo questi nostri momenti di incontro, in momenti di consapevolezza e, se ti va, se vi va, condividete l’appello tra amiche e amici. Accendere una luce non risolve i problemi, ma spesso caccia i fantasmi. Muoviamoci.
Marco Dotti
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[…] Dotti è promotore del progetto NOSLOT. Per avere ulteriori informazioni visitate il […]
Per impegni gravosi non mi è stato possibile finire il libro anche se la scrittura di Mariagiovanna tiene sveglia eccome.
Auspico ogni bene e un successo sicuramente meritato.
Mirka Bonomi