la fatica di evolvere

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Vi capita mai di avere paura? Non alludo alla paura motivata, a una reazione sana che segue un evento, un’idea, una parola, uno stimolo: mi riferisco alla paura che nasce da qualche parte ma non sai bene dove, si insinua nelle pieghe dei sogni che ricordi solo come impressione e nei gesti del quotidiano, si traveste da insicurezza e noia e geme come un albero spinto in là da una raffica di vento troppo improvvisa per essere colta. Quella paura lì, che quasi ti vergogni di riconoscere perché, in apparenza, non ha ragioni per esistere.

Esistono giorni come questo, giorni che inseguono notti in cui il bracciale che controlla la qualità del sonno (uno dei miei esperimenti: conta i passi e conta il sonno, e vedremo) segna tre o quattro ore di sonno profondo e tu non ti rendi conto che ci sia stato. Giorni che sembrano dare torto a tutti, e se ti fermi e osservi comprendi che se stai dando torto a tutti è perché il torto è tuo. Sei tu che davanti agli occhi hai lenti di nebbia e insoddisfazione, e chissà dove le hai prese.

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Fuori dalla portafinestra, alberi: due sono ancora verdi, uno ha le poche foglie arancione, e cadono cadono mentre le guardo. Cadono sul marciapiede che sembra bagnato ma non piove, sul prato tagliato pari dove i bambini possono giocare e i cani correre. La casa di fronte ha tutte le persiane chiuse. Ho dato un giro di Tarocchi per gioco

prima di aggredire l”elenco insensato di password che aprono il mio blog: due o tre domande, quattro Tarocchi arrivati a dialogare con me e un messaggio email che mi ha ghiacciato e scaldato insieme. Il nuovo romanzo ha trovato gli occhi che leggeranno, la sensazione è sempre quella di una bambina che si trovi a fare il primo esame e non sappia cosa sia, un esame, e all’improvviso abbia il desiderio di coprirsi gli occhi con le mani così gli altri non vedono, così si può rifare tutto da capo. Strano che ci si senta così. Un romanzo scritto e riscritto, che mi ha chiesto energia e tempo e fatica e ragionamento, in cui mi sono calata con l’io e l’ego e l’amore sembra oggi, all’arrivo di questo messaggio email, il frutto di una scrittura sottile e tremula con la punta fine. Una scrittura da prima elementare, ma neanche: scrivevo a tre anni, quindi in prima elementare la grafia era già salda. Una scrittura da inizio, esordio, da scoperta del mondo.

Un paio di settimane fa ho incontrato Alejandro Jodorowsky. Il suo seminario a Napoli assomigliava molto a quello di Milano. Esperienza che non si può descrivere, va vissuta. Solo che questa volta Jodo incontrava uno a uno tutti gli iscritti, quindi anche me. Nonostante un’organizzazione orrenda (per gli organizzatori il concetto di “evento” era: pagate l’iscrizione, venite qui poi vediamo come gestire la cosa), Jodo ha mantenuto la parola e parlato in privato con tutti, a tutti ha regalato idee, abbracci, uno sguardo che solo se hai provato sai cosa significhi. Io non avevo domande per lui, però ero curiosa e sentivo – da tanto tempo sento – che l’incontro avrebbe cambiato qualcosa. Così è stato.

– E tu? Cosa vuoi chiedermi?

– Niente, io non ho domande.

Ha afferrato le mie mani, mi ha guardato negli occhi e sorriso. Sorriso molto, sorriso pieno, sorriso bello.

– Sei una donna buona, molto femminile. Molto, molto buona. Intuisci tante cose, sai tante cose. Sei saggia. Devi insegnare, spiegare alla gente.

E un abbraccio, e un bacio scambiato sulla guancia.

Perché lo racconto qui? Perché ho scelto da tempo di essere con voi e per voi, di dare e (quindi) ricevere senza troppi veli. Non amo i veli, neanche se sono pezzi di tulle intorno ai confetti.

Le parole di Jodo hanno scavato una strada. Non ho avuto stupore, ha risposto alla domanda senza che dovessi porla. E mentirei in modo vergognoso e ipocrita se dicessi che per la prima volta ho una lettura di me che assomiglia a quella. Sentirlo dire da Jodo però è un’esperienza.

E arriviamo all’evoluzione. Perché oggi ho paura? Una paura ignota, un ostacolo ai passi e al pensiero. Forse perché non ho lasciato che il silenzio calasse dentro di me, forse perché – come tante donne Pesci ascendente Pesci – prima di accorgermi di essere andata avanti applico gli stessi schemi scaduti e rassicuranti per un periodo infinito. E non trovo subito il coraggio di dire parole banali ma utili. Che le password del blog sono troppe e maneggiarlo con Safari non mi piace, io voglio Chrome e trattandosi del MIO blog questo dovrebbe essere sufficiente. Che detesto le riunioni quando sono inutili. Che esistono relazioni in cui la gente crede di vedermi, invece non sa chi io sia. Che odio alcuni eventi ai quali dovrò partecipare perché mi sono stati organizzati addosso senza chiedermi il parere, e potranno anche darmi il Nobel per la letteratura grazie a quegli eventi ma io insisterò a odiarli con tutto il mio cuore. Che chiunque mi faccia prendere un aereo di me ha capito niente, e non potrà essermi simpatico. Che dopo un po’ di anni la psicoterapia dovrebbe rinnovarsi come le lenzuola. Che oggi il cielo è bianco e Milano un cielo così a volte se lo merita. Che non riesco a interessarmi alle idee che non volano. Che il dibattito sui funerali di Priebke smentisce uno dopo l’altro i propositi di perdono, bontà, fratellanza di chi professa una religione (troppo facile perdonare chi onorevolmente sembra meritare questo perdono, ma soprattutto è troppo facile – anche quando appare mostruosamente difficile – perdonare solo chi il perdono lo chiede). Che mi diverte molto chi legge i miei post nel blog e, se parlo di amici lasciati indietro, mi manda sms per essere certo o certa di non rientrare nell’elenco. Che l’invidia è un seme spezzato prima di nascere. Che internet è una grandissima cosa ma rallenta i neuroni di troppe persone. Che nei social network si crea una società virtuale che spesso non ha la minima idea delle conseguenze di ciò che dice. Che è vero, io intuisco molto degli altri (anche a distanza fisica) e quando fingo che non sia così è perché sono pigra, ho la pigrizia di chi non vuole mettere in discussione i rapporti, almeno non subito. Di chi ha paura, in fondo… E ritorniamo all’incipit di oggi. La paura.

Quante volte scegliamo di mangiare, inghiottire, bere la paura e i dubbi solo perché li troviamo stupidi? Qui sopra ho elencato, e ne ribadisco il singolo, eccezionale valore, elementi piccoli, inessenziali, personali: ma chi dice che siano, proprio perché personali, per niente importanti? Quando incontro pazienti nel mio ambulatorio provo ad ascoltare per comprendere quali piccole, quindi enormi paure si nascondano nell’anima: sono quelle paure piccole e indicibili a impedire la guarigione, a sovvertire il pensiero, a impedire che l’evoluzione sia fluida. La morte della libertà non si annida nei massimi sistemi, ma nei dettagli che abbiamo pudore a rivelare perché ci sembrano dozzinali e non paragonabili alla rivoluzione copernicana o alla fusione atomica.

Oggi un’amica mi ha raccontato che ieri è morto il suo cane. Ho pianto con lei. Chiunque pensi che piangere è troppo ha il mio abbraccio e la mia tenera pena: è questa la fatica di evolvere, ritrovarsi nella verità genuina del momento anche quando non stiamo salvando il mondo.

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Showing 7 comments
  • Bianca 2007

    Cara cara MariaGiovanna,la tua eccezionalità stà tutta dentro in questo semplice modo d’essere VERA nelle quattro Dimensioni.
    E come comprendo anche questo senso di paura ignota che si insinua nelle pieghe dei sogni che ricordi solo come impressione o nei gesti quotidinai che abbracciano anche la noia.
    Ti voglio bene,Mirka

    • MariaGiovanna Luini

      Ti voglio bene anche io!

  • lucia

    Tesoro, quello che hai scritto porta in se tutto il tuo modo di essere, di rapportarti alle persone o meglio agli altri, chiunque essi siano. Mi sono permessa di iniziare con “tesoro” perché per me lo sei veramente, un tesoro che mi arricchisce ogni giorno, che mi regala momenti di grande intensità emotiva, che riesce a stupirmi e a regalarmi quella curiosità che rende le giornate più vive. Sto pensando che il percorso complicato che ho vissuto, mi ha dato la possibilità di incontrarti e forse già per questo si è evoluto in modo positivo.
    Ti voglio bene, un abbraccio forte
    Lucia

    • MariaGiovanna Luini

      <3

  • Raffaella

    …posso solo dire che mi hai fatto piangere….

  • MariaGiovanna Luini

    sorriso e abbraccio

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