quattro parole con la gatta addormentata su un braccio
La suggestione arriva da Marilù Oliva che su Twitter oggi ha scritto “quando finisci un romanzo, però, per qualche giorno ti senti come se non conoscessi più la strada per casa”. Ecco, così mi sento, e ho certezza che se tentassi di raccontarlo, di spiegarlo a chi mi sta intorno difficilmente otterrei una reazione interessata. E’ difficile da immaginare, lo so, ma accade. E’ un “cosa ci faccio al mondo” che solo chi scrive può comprendere.
Sospesa su un tappeto magico che svolazza tremebondo ed esita e non sa se fermarsi o ripartire, con l’impressione che la realtà non sia quella che gli occhi vedono, le orecchie sentono, le mani toccano ma l’altra, la realtà del romanzo appena concluso.
Ho alcune pareti da buttare giù, intorno. Sono ormai logore, brutte e troppo vicine alla mia pelle.
…ma le rose non sono più quelle che fiorirono un giorno per me..è una vecchia canzone che me fa sempre piagnere anche quando ho svegliato il mio gatto e lui m’ha graffiato per dispetto. Stava così bene a dormire sulla mia pancia!… Ciao Maria Giovanna. Stai bene?…Ho il tuo libro “il male dentro” sotto agli occhi in vista d’altro ed è anche in questo modo che mi piombi addosso.Mirka
ciao cara Mirka, sto bene. Ho terminato la scrittura (riscrittura) del prossimo romanzo e fatico a uscire dalla storia. Ho altri due libri da scrivere, anche se sono molto più vicina alla narrativa che alla saggistica ormai. Almeno con il cuore e la scrittura. “Il male dentro” lì con te? Che ti abbracci anche lui per me.