creare, essere, liberare

 In Blog, la posta del cuore (?)

images-1Siamo, in ogni momento, ciò che la nostra immaginazione ha creato per noi.

Quante “erre” nel titolo di questo post: spero che nessuno mi chieda mai di leggerlo in pubblico, una cantilena di erre blesa. Che poi questa cosa della erre blesa è strana, va quasi contro la genetica: quattro fratelli, tutti con erre blesa. Genitori e nonni con erre pronunciata in modo normale. Va bene, la piccola digressione ci piace ma andiamo avanti.

Pensavo questa mattina, contemplando due o tre foto di Frida, che siamo tutti pronti a parlare di creatività e tempo ma non sempre abbiamo nel cuore il significato. Tempo per creare, tempo fisico ma anche tempo simile a uno spazio a un cunicolo luminoso dentro di sé a una stanza segreta in piena luce a una catapecchia di legno profumato in fondo al giardino, tra i rami. E creatività cioè uno stato particolare dell’essere che fa nascere idee, colori e odori e suoni e scrittura e modelli di creta o marmo o plastica o carta. Creatività che permette la nascita da un’origine che è divina, così profonda in noi, così scavata, così sostanziale da essere stata ricoperta da secoli di cosiddetta educazione e cosiddetta razionalità e avere rischiato di perdersi. Ma impossibile che si perda la genesi di noi: possiamo illuderci di essere altro, possiamo donare alla mente razionale una supremazia che non ha mai posseduto e mai potrà possedere (esiste ed è importante ma non è l’UNICA parte dell’Essere) senza per questo diluire la creatività, cioè il nucleo della creazione e dell’auto-creazione, in un fiume di parole e pensieri ritorti e stucchevoli.

Siamo nati per atto creativo, viviamo ogni giorno e troviamo soluzioni grazie ad atti creativi, perfino la morte sarà l’estremo atto creativo di questa vita fisica. Ho scritto di Frida, di recente. Nel saggio che uscirà nel 2015 a firma di Umberto Veronesi a curatela mia, Frida ha un posto speciale e insieme ad altre donne che ora non nomino getta i propri colori, il senso della follia ordinata del genio, l’amore così amore così amore su tutte le pagine. Quanto mi è piaciuto parlare di lei: la mia agente e Umberto Veronesi stesso hanno letto i miei appunti e, sorridendo, hanno commentato in modo identico “Parli di te?”. Avevo accanto, e ancora è lì, il suo diario. Apro a caso e trovo colore. Colore e passione. Mi sono chiesta troppe volte come Frida sia riuscita a tirare fuori questo fuoco, e questa acqua, e questo ghiaccio misto a lava. Sputare amore e disperazione e desiderio frustrato, rivendicazione violenta (ma pacifica) dei diritti per il popolo e brutale bisogno di giustizia insieme a disegni, e lettere più grandi e più piccole e stampatello e corsivo… Mi sono chiesta, banale come sempre: “Sarebbe venuto in mente a me di tenere un diario così, due o tre o dieci anni fa?”. Affiora solo oggi la frenesia di spalancare le braccia e il palmo delle mani all’immaginazione, prima avevo la laurea e due specializzazioni e un master eccetera eccetera a immobilizzare le idee. E credevo che non esistessero in me, quelle idee. Invidio parti del suo tormento, che è anche il mio (con mille sfumature differenti) e che forse ho rimosso in modo ingiusto e illogico nel nome della metà razionale del medico. Quella metà che oggi, finalmente, ritrova se stessa e si fonde con la creatività. Poche certezze, sempre meno, ma questa è lì davanti ai miei occhi: la libertà e la creazione, la mente spalancata senza più barriere mi stanno rendendo un medico migliore. Essere scrittore non ha tolto, ha donato. Qualità al tempo, apertura agli occhi e alle orecchie, comprensione, niente più sbalordimento per le stranezze della vita. Perché se sei scrittore e la vita riesce ancora a stupirti non hai ancora percorso una strada sufficiente, ed è bello e brutto insieme: bello perché sei eterno adolescente creativo, brutto perché può darsi che tu abbia tenuto il cuore chiuso per un certo periodo, e non è salutare.

Aprire il cuore e creare. Senza avere in mente che la creazione porterà altro che amore e autocompiacimento per essere nata. Il resto è un dono, ed è misterioso. Alle donne che vengono da me in ambulatorio e mi raccontano la loro scrittura, la pittura, la recitazione, la composizione di fiori e arredi, la scultura provo a restituire il senso della genuina passione per l’arte in sé. La creazione, l’arte non cercano un pubblico: ce l’hanno per loro stessa natura. Indovini che la strada è giusta perché si dipana davanti a te da un groviglio di altre migliaia appena imbocchi il piccolo, accennato sentiero giusto. E il sentiero giusto è istintivo, vicino al cuore, facilissimo perché nato con te. E l’immaginazione è il mondo, essere già là dove dobbiamo andare, sentirci realizzati nei sogni che portiamo con noi è il segreto che tutti conoscono e pochi riescono ad applicare.

Adesso balliamo.

 

 

 

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Showing 2 comments
  • Bianca 2007

    Per creare bisogna essere padroni della propria anima renderla luce attraverso ogni lacrima tramutata in gioia fare con quelle piccole o grosse lacrime una lunga catena d’amore e donarla gratuitamente ma consapevolmente come lo fu il primo atto della creazione. Poi…ballare si anche solo immaginare di darne il via e poi sparire con tutti gli echi dati e ricevuti. Una buona giornata piena d’ogni vibrazione pura a te,cara Mariagiovanna. Mirka

  • MariaGiovanna Luini

    Ecco, donare gratuitamente. Che non significa necessariamente che quella tua opera non avrà anche la conseguenza di un guadagno economico possibile, eventuale o perfino probabile. Significa che l’atto, il gesto, il bisogno, il primo istante e i successivi nella creazione sono intimi e gratuiti.

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