voci nella sera
A Matera si parlava di aiuto. Aiuto a chi soffre per un lutto, per esempio. Una delle colleghe scrittrici alla tavola rotonda sulla scrittura del dolore raccontava la propria, tremenda esperienza di vita e quanto sia importante prendersi cura di chi è nel lutto in un certo modo e non in un altro. Ascoltare, ascoltare, ascoltare. Lasciare che chi soffre parli e racconti e dica, e dica di nuovo cento, mille volte. Con amore e pazienza.
Ma ascoltare non è chiedere, non è tormentare chi soffre per una perdita (qualsiasi perdita, anche una profonda delusione in amore o un trauma lavorativo) perché racconti la propria versione. Quella è curiosità, non è aiuto. “Mi devi raccontare”: non se ne può più di sentirsi stimolare a un racconto. L’ennesimo, ancora. Allora si fugge, si scantona, si girano angoli e infilano vicoli per lasciare indietro chi, lungi dall’essere amico amorevole, vuole solo avere notizie per rivenderle come “primizie”.
Ascoltare e parlare. Elaborare un lutto e sapere aiutare. Ascoltare le parole spontanee, magari ripetitive ma salvifiche, ma evitare di stimolare quelle parole là dove una ferita sta cercando di rimarginarsi ed è calato il silenzio.
Vivere e amare: è semplice. Se non complichiamo tutto con una visione piccola.
Poche persone sanno affrontare con coraggio e lenire il dolore altrui come fai tu. Tu sei l’Angelo che il mondo cerca ma non sempre comprende.
Voler bene,anche nel dolore, più ancora che le tante parole necessarie ( anche se non per tutti) siano gli occhi parlanti di viva luce comprensiva,cognitiva più ancora che empatica a concretizzare il bene dilatandolo a forza che protegge senza far chiasso. Un bacio,Mirka
E aggiungo. Il Bene è bene sempre. E il bene non conoscerà mai l’ombra anche lieve della più piccola insofferenza poichè l’insofferenza è già parte di altro. Argomento grosso il tuo,Mariagiovanna,e complicato come complicata è la vita quando è sforzo di NonAmore. Mirka
L’insofferenza è già parte di altro. Molto importante ribadirlo.