energie di luce ed energie nere

 In Blog, I racconti del taccuino, la posta del cuore (?)

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Non sono sicura di arrivare a una conclusione in questo post e sono ancora meno sicura di pubblicarlo. Non perché manchi la convinzione nel raccontare, ma ho imparato a cogliere i momenti e lasciarli lavorare e a dare retta ai suggerimenti che – puntuali – arrivano dal mistero. Capita che il computer si spenga all’improvviso cancellando quanto ho già messo in salvo con il tasto “save”, oppure il telefono inizia a squillare e non mi permette di andare avanti nonostante la decisione di scrivere: eccoli, i suggerimenti dal mistero. Ho capito che è bene ascoltarli, in un paio di occasioni mi hanno dissuaso da spese inutili e gesti controproducenti.

Questa mattina dopo la trasmissione a radio24 (a proposito, ecco il podcast) chiacchieravo con la mia amica Lucilla Titta e le raccontavo l’esperienza capitale che scuote la mia vita. Da questa chiacchierata nasce il post, rimuginando sulle parole e sulle emozioni ho pensato di condividere anche con voi usando il blog per mostrare me stessa più nuda di quanto sia altrove.

Nei mesi recenti mi sono resa conto, grazie anche agli interventi di amici in questo mondo e in un altro, che per affrontare la rivoluzione avrei dovuto tuffarmi. Un tuffo vero, di quelli che ti portano in un attimo a testa in giù verso la massa ignota che potrà accoglierti oppure rimbalzarti indietro, un tuffo con lo stile preciso e senza ritorno e gli occhi aperti. Occhi aperti per guardare bene, respiro lento e controllato, mente spalancata per accettare ciò che finora non avevo voluto trattenere. Per riacciuffare le parti di me che erano volate in ogni dove era necessario che osservassi minuto per minuto e dettaglio per dettaglio gli eventi e le emozioni puntando gli occhi su di me e analizzando le energie belle e quelle brutte, le energie di luce e quelle nere. L’Arcano Le Diable nei Tarocchi di Marsiglia indica più o meno questo: affrontare a viso aperto luce e buio, nero e bianco, pulizia e sporcizia, tirare fuori istinti e desideri, pensieri di cui ci si vergogna e che considerano indicibili.

Per comprendere gli eventi e le relazioni dovevo smettere di colpevolizzare gli altri attribuendo ruoli responsabilità e osservare ME, riandare al passato e scrutarmi senza indulgenza e senza crudeltà. Con il distacco equilibrato che le filosofie orientali e la meditazione mi stanno regalando ma anche con la disponibilità a soffrire quanto e quando fosse stato necessario.

E mi sono tuffata. L’ho fatto grazie alla scrittura del romanzo, con due stesure distinte e non coincidenti, e il confronto diretto e spietato con i miei dolori, la rabbia e le delusioni. Mi sono detta che per prendermi cura degli altri non posso, non è accettabile che io tenga in me illusioni vane su quanto il mondo abbia sbagliato nei miei confronti senza ammettere a voce alta che anche io ho sbagliato nei confronti del mondo. Per avere la certezza di guardare con equilibrio ho creato la protagonista femminile di una storia e le ho fatto fatto alcune cose sapendo bene che avrei cancellato quella versione del romanzo: mi serviva per avere un’altra me da seguire nel percorso e nelle decisioni, nel comportamento pubblico e privato e nei pensieri più segreti. I protagonisti di quel romanzo sono stati attori plausibili che hanno ripetuto scene già avvenute, e i riflettori erano puntati su di me con l’attenzione a non lasciare passare neanche un filo invisibile di energia nera. Dovevo osservare bene, e accettare anche ciò che mi avrebbe fatto vergognare perché andava contro l’immagine che desidero avere, l’immagine che mi fa sentire brava e buona e retta e affascinante. Dovevo assaggiare, masticare, odorare, affondare le mani e i sensi in tutto ciò che avevo commesso (bene o male) e aveva avuto conseguenze. Dovevo capire le emozioni altrui come conseguenza delle mie.

Non mi sono limitata a scrivere. Ho affrontato finalmente un dolore enorme e sono andata nei luoghi di quel dolore, mi sono incaponita e ho smesso di rifiutare informazioni che fino a un mese fa sfioravano il mio cervello, bussavano per chiedere permesso ed erano costrette ad attendere tempi migliori. Ho analizzato decine di volte emozioni negative che so di provare ma ho sempre rifiutato di nominare perché non era accettabile che esistessero. Ho sognato, rivisto, affrontato discorsi con persone amiche e non amiche. Ho vomitato l’energia nera e continuerò a farlo perché ancora non ho finito. Ho ammesso la natura di alcuni sentimenti meravigliosi e contorti, ho tenuto gli occhi spalancati anche là dove li avevo sempre chiusi. Ho giurato, giuro oggi davanti a voi, che non richiuderò questa porta che ho spalancato a prezzo di sofferenza acutissima ma salvifica: ho fatto pulizia davvero e non accetterò più di raccontare a me stessa versioni comode o truccate per non scomodare il profondo dell’anima.

L’ho fatto. Lo sto facendo anche ora. Le Diable mi fissa e sogghigna. La prima stesura del romanzo è diventata poi una seconda che crea altro, cambia e modifica e tira in ballo eventi diversi mai accaduti e persone aliene che nella storia hanno iniziato a danzare, a vivere, ad amare. Ma intanto ho vissuto, rivissuto, compreso.

Siamo perfetti, dentro di noi c’è l’Energia di Dio ma questa energia è un insieme enorme e variegato di sfumature che dicono una cosa e il suo contrario. Dio non è Dio se non contiene anche gli opposti, se non prevede e contempla tutto. Proprio tutto. L’ho capito solo ammettendo di non essere perfetta e anzi di avere portato a me gli eventi negativi e gli eventi positivi in misura uguale.

Adesso, forse, inizio a sentire che le energie fluiscono libere e diventano accettabili. Adesso, forse, ho percorso un metro in più verso la genuinità dell’essere che era necessaria per scrivere, per comunicare, per aiutare la gente.

Adesso ho capito che tutto quanto capita nella vita, anche le frustrazioni e le presunte cattiverie altrui, hanno una base in noi. In ME. E, credetemi, non sto affatto prendendo la posizione opposta rispetto al passato: non mi sto colpevolizzando con un’autoflagellazione sciocca. Sto solo dicendo che ho visto il bianco e il nero, la luce e il buio, il dolore lancinante e la gioia, la mia ipocrisia e la mia sincerità, le buone intenzioni e la doppiezza, il desiderio erotico e la passione mentale. Ho visto, e continuo a vedere: ho scoperto parti di me che mai avrei sospettato esistessero, così grandi e decisive per le mie relazioni con le persone. Ho accettato, soprattutto, ma non con lo sguardo lieve e un po’ fatuo del buonismo o con i latrati fastidiosi di un’autoaccusa eterna: ci sono persone che ho deciso di lasciare indietro avendo valutato ciò che provo e i gesti reciproci, ma è stata una decisione finalmente equa, finalmente agita, finalmente priva di ipocrisia e mezza verità.

Energie di luce ed energie nere: sono necessarie, sempre, e  solo se le guardiamo siamo pronti a vivere.

Bene, la scrittura del post è arrivata a compimento senza disturbi e con il computer bello vispo: pubblico, allora. E amen.

 

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