la collina, e il mare dietro
E’ un buio sfondato. Barlumi, strascichi, idee di luce rapiscono lo sguardo ed emergono dalla collina. Alle spalle di noi, il mare. Non lo vedo: il balcone di questa casa piccola protetta da un Santo con la spada e le ali spiegate si affaccia sul lato opposto, sul dorso verde scuro che di notte assomiglia a una coltre omogenea e nasconde le ville e i giardini cintati dei VIP.
– Lo senti, il mare?
Rispondi di sì, ti scorgo annuire e il tuo fiato caldo che profuma di desiderio consumato e mai finito solletica la mia guancia.
– A cosa pensi quando ti metti qui e guardi questa collina, e io non ci sono?
Sorrido. Sei curiosa delle assenze, quando ci rivediamo scruti, esamini, chiedi i dettagli del tempo vuoto di te. Sei entrata e hai esplorato la casa e annusato, hai toccato le superfici e il nulla e i pieni e ti sei fermata a ogni finestra.
– Là, là, là, cosa c’è là?
Sono rimasta un passo dietro a te, volevo godermi il corpo muoversi nel vestito che hai scelto per la nostra vacanza nuova, inattesa. Volevo succhiare la tua voce in una capriola retrograda, incastrata nelle risate nervose che infili quando hai voglia di fare l’amore ma non ti sembra ancora il momento. Volevo indicarti e sfiorare il tuo seno allungando avanti la mano, superando dispettosa il braccio inclinato e il mento che bisbiglia insieme agli occhi e ai minuti.
– Penso a noi.
– Immagino. So che mi ami. Pensi anche ad altro, però. Lo sento.
– Vivo qui da tanti anni. Avrò pure pensato ad altro, non solo a te.
Abbandoni la presa sulla ringhiera del balcone, ti volti e mi baci.
– Amore, Laura mia, sento un pensiero. E’ qui sospeso. Lo voglio, dallo anche a me.
Corrispondo i tuoi baci. Quando usi il mio nome so che insisterai finché ti avrò risposto. Se sono io a farlo sgusci via con miliardi di artifici retorici, ma io con te non riesco: Antonella chiede a Laura di parlare quindi Laura lo fa. E ti ama facendolo.
Guardo oltre, sulla collina.
E rivedo un’altra sera, lui è passato da lì e ha scelto una strada. Penso che qualcosa della sua vita è rimasto in atomi dispersi nel bosco, penso che ogni volta che mi affaccerò qui e avrò cinquanta, novanta, centoventi anni ritornerò a immaginare la strada e le ruote della moto e il dopo. E tu, qui. Adesso. Ti sei intrufolata nei ricordi indelebili, l’hai fatto con il primo scambio di sguardi e ogni giorno, ogni settimana, ogni mese hai scavato l’amore che sei.
– Non saprei. Penso a.
– Pensi a una cosa triste e una cosa bella, lo sento.
Afferro il tuo volto, il più bel volto che amerò mai.
– Penso a lui che muore, al suo passaggio prima di morire.
– Lo so. Ci ho pensato anche io. Ma adesso?
Rido. So cosa vuoi. Le tue domande hanno sempre una risposta unica che vuoi ascoltare, le altre non contano.
– Adesso lui ci guarda e si diverte un bel po’: sta dicendo divertitevi, ragazze.
Ridi anche tu e ti lasci spingere verso il letto.