la bellezza che guardo
Potendo scegliere, guardo la bellezza. Per questo post ho scelto una fotografia che amo molto – il sorriso di Ferzan nella stessa direzione del mio – perché Ferzan è un nucleo energetico che genera e attira bellezza. Ferzan è bellezza interiore, esteriore, energetica, dell’anima. Da lui ho imparato – tra l’altro – a cogliere la bellezza più segreta e a costruirci sopra una fiaba.
Ho scoperto che espandere il campo energetico e vibrare più alto è un esercizio possibile ogni istante, e guardare la bellezza ne è motore efficace. Ecco perché guardo la bellezza. Molto, troppo facile alludere a una bellezza fisica: certo, anche quella, a patto di intendersi su ciò che sia per ognuno di noi. Il bello che mi attrae non è lo stesso che attrae voi, sono certa. Magari possiamo osservare gli stessi corpi ma i dettagli che ci colpiscono non sono identici. Comunque guardo la bellezza cercandola ovunque, perfino nei luoghi di più manifesta, orrenda bruttezza: ho sempre trovato affascinante il brutto assoluto perché, come ogni assoluto, raggiunge immediatamente il proprio opposto.
Ho trascorso la mattina seduta a chiacchierare con una donna bellissima. Di lei tutto è bello: la luce che emana, le parole che usa, la collana (di plastica, direbbe lei) che indossa, i movimenti delle mani, il taglio dei capelli, il vestito e i movimenti da atleta, la carica di mistero sensitivo e sensuale che stenta a nascondere. Mentre parlavo e ascoltavo, una parte di me si concentrava sulla bellezza. Eravamo in un albergo stupendo, lusso puro ricostruito di recente (ma non abbiamo comprato un calciatore), abbiamo bevuto acqua e caffè. Ma ciò che rimane è l’incontro fatato di vibrazioni simili, come fu con Ferzan. Dalle parole cariche di emozione sono nati progetti, e so che non resteranno solo progetti: avranno un tempo e una realizzazione. Perché le donne, quando hanno voglia di abbandonare l’insicurezza e le insensate paure, sanno costruire gruppi imbattibili.
A casa, alla scrivania, mi preparo a scrivere. Mi preparo scrivendo. E un occhio guarda fuori (strabismo volontario): la primavera, i fiori, l’ignoto verso cui sto correndo. E la bellezza. Che voglio guardare.