siamo tutti giornalisti scientifici

 In Blog, la posta del cuore (?)

Proseguo sulla via della simpatia a tutto gas con una riflessione mattutina (ho notato che rifletto nelle prime ore della mattina: nelle fasi successive della giornata inserisco l’autopilota) sul cosiddetto “giornalismo scientifico”. Ho ripetuto fino alla noia (vostra, non mia) di avere avuto e avere tuttora eccellenti maestri di divulgazione scientifica e giornalismo: a loro sono grata ogni istante perché sento che gli anni di collaborazione stanno permeando perfino la scrittura narrativa. Il fatto è che anche nel giornalismo funziona come in medicina e in letteratura: non si è tutti uguali. Meno male, direte voi, e voglio darvi ragione: la differenza fa crescere, è bellezza, è il segreto del nostro esistere. Meno male, ma anche peccato perché nell’ambito di queste enormi differenze incappiamo in giornalisti che hanno deciso di usare la medicina come grimaldello per scardinare la porta della visibilità e magari portare a casa il contratto senza badare alla missione vera: informare, portare contenuti che possano creare una differenza. Chissenefrega delle conseguenze.

In senologia è evidentissimo: sono giorni che rimbalzo un articolo mandato per parere e correzione, l’articolo riguarda la cosiddetta mastectomia preventiva su cui i pareri sono tutto sommato omogenei anche se esistono colleghe e colleghi oltranzisti che cercano ogni modo per farsi notare; roba normale tra medici, è puro marketing, non siamo bravissimi a tirare fuori una classe comunicativa innata, ma tutto sommato si vive abbastanza bene. Insomma, questo articolo che rimbalzo contiene affermazioni sbagliate, assurde e del tutto tendenziose ed è la terza volta che lo dico. Ritorna sempre indietro con correzioni che nulla hanno a che vedere con il concetto di base: vogliamo informare le donne oppure no? E guardate che alludo a contenuti di sostanza, non a sfumature che possano riguardare singole opinioni o singoli centri di eccellenza. Lo stesso vale per un altro articolo sulla mammografia: ormai non sto più neanche a commentare la solita tiritera vecchissima e smentita un miliardo di volta sull’inutilità di questo esame di prevenzione. Nel caso di questo articolo mandato per correzione raggiungiamo il lirismo puro perché si prende uno studio molto grande e credibile pubblicato sul New England Journal of Medicine e lo si ribalta, dichiarando l’opposto rispetto agli effettivi risultati. Messaggio implicito dell’articolo: donne, fidatevi poco, la mammografia forse vi mette in pericolo perché si rischia di trovare tumori che nella maggioranza non provocheranno altro che il solletico. No, ragazzi, not in my name. La mammografia riduce il rischio di morte per tumore al seno, punto: se poi alcune donne, pure informate su tutto, non hanno voglia di farla mi dispiace per loro. Ogni scelta libera e consapevole mi sta benissimo, ma deve basarsi su cultura vera acquisita in modo solido. Anche io ho un paura pazzesca quando vado a fare gli esami, anche io maledico il momento in cui li ho prenotati, ma so cosa guadagno nell’eventualità di una diagnosi di tumore: guadagno probabilità di vita, e di buona qualità di questa vita.

Potete immaginare cosa sfiori il mio cervello quando sono costretta a leggere, in un pezzo di presunto giornalismo scientifico, che la mammografia ha un eccesso di diagnosi sospette e “MOLTI” tumori in realtà non sono destinati a progredire. Quindi dovremmo lasciarli lì, dovremmo lasciare dove sono MOLTI tumori. Molti? Ma magari fosse vero che molti tumori se ne stanno fermi a canticchiare senza provocare disturbo! Fossi la responsabile di un’associazione di donne operate al seno cercherei la giornalista (ebbene sì, è donna) per spiegarle due o tre cose. Si è ripetuto centinaia di volte che è vero, un piccolo numero di sovra-diagnosi esiste ma che non sappiamo esattamente quali lesioni sospette siano destinate a progredire e quali no. Allora sarebbe utile sedersi sulla mia sedia in ambulatorio, guardare negli occhi una donna e dire:

– Ma sì, signora, ha un piccolissimo tumore ma nella minoranza dei casi FORSE alcune di queste lesioni non progrediscono. Facciamo un esperimento, dai, non operiamo. Così vediamo come va.

Perché di questo si tratta, senza eccezioni. Si tratta di prendere le belle parole al vento degli opinionisti de noartri e decidere per la VITA di qualcuno.

Dai giornalisti, tutti, mi aspetto serietà e professionalità. La loro missione, soprattutto in medicina, è salvare vite grazie a informazioni giuste trasmesse con chiarezza ed equilibrio. Possibile che sia evidente solo per me?

Che la Luce vi protegga, amici che portate informazioni al mondo.

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