L’anima non ha sesso. E io me lo ricordo.
Proviamo a sognare: lasciatevi andare e venite con me. Immaginiamo che l’anima esista e non serva l’esistenza di Dio per dimostrarla: ognuno di voi tenga salda la propria convinzione su Dio o non Dio, non serve per questo volo della mente e dei sensi.
Che si chiami energia consapevole o anima, mettiamo che esista qualcosa di noi che non solo sopravvive alla morte del corpo fisico, ma è eterno. Inventiamo un nome: in questo gioco si chiamerà fiamma. Ognuno di noi oggi è l’incarnazione di una fiamma, che ha caratteristiche uniche, una specie di impronta magnetica-energetica che la rende irripetibile: nell’immensità dell’Universo, ogni fiamma non è uguale alle altre.
Quando la fiamma ancora non ha deciso di adottare un corpo fisico non ha sesso, non ha limiti legati alla materia, non ha illusioni che riguardino esclusività dell’amore, legami o obblighi puramente terreni. A un certo punto però decide di incarnarsi per evolvere: le incarnazioni servono per superare prove, per andare più avanti in un percorso eterno che fa aumentare sempre più la vibrazione, quindi eleva e – forse – rende fiamme più potenti. Per incarnarsi accetta di dimenticare chi è, cosa è e quali caratteristiche abbia: dimentica di non avere un sesso e stabilisce di diventare maschio o femmina per alcuni anni di un tempo che in verità nell’eterno non esiste. La memoria che si cancella prima dell’incarnazione è un requisito fondamentale: come potrebbe fiamma affrontare le prove con genuino impegno, provare gioia e dolore, passione e sconforto, sapendo di essere eterna e destinata comunque a non morire? Come potrebbe impegnarsi a fondo sapendo di vivere su un palcoscenico per una recita che ha inventato da sola? Fiamma si mette d’accordo con altre fiamme che hanno percorsi simili e con alcune fiamme gemelle: le fiamme gemelle sono quelle che vibrano in modo molto simile, in assonanza totale. Stabiliscono prima quali ruoli assumere: fiamme gemelle possono diventare genitori e figli, assassino e vittima, fidanzati, coniugi, fratelli, amici, salvatori reciproci, nemici mortali, colleghi nel lavoro. Svolgono un ruolo che cambia di incarnazione in incarnazione ma hanno sempre molta importanza reciproca: si aiutano nelle prove che hanno deciso di affrontare.
Ogni tanto una parte della memoria di una fiamma non si cancella del tutto, e accade più frequentemente di quanto sembri. Molti bambini si sentono strani, inadeguati al corpo, sono stupiti perché hanno consapevolezza di esistere da sempre ma non riconoscono le fattezze fisiche che giorno dopo giorno imparano a osservare nello specchio. Questo senso di estraneità passa dopo un po’, e non è la fiamma che si spegne: è un adattamento al corpo e alla realtà inventata per superare le prove. Ma può succedere che la “recita” nella dimensione materiale sia influenzata da piccole crepe: nel mio caso, la mia fiamma si ricorda di non avere sesso.
So di non avere sesso, ricordo cosa significhi la compenetrazione delle anime (molto più alta, appagante, eccitante e meravigliosa di qualsiasi atto sessuale, che comunque – quando è realmente appassionato come mi è accaduto alcune volte con la persona che come me vibrava anche in senso fisico – può assomigliarvi molto) e, per questo, non riesco ad adeguarmi del tutto alle definizione di eterosessuale, omosessuale, bisessuale: ne sorrido. Senza ironia, ne sorrido. Amo le energie femminili e il corpo fisico femminile, ma ho amato energie e corpi maschili. Non riesco a catalogare le persone intorno a me in base alla loro identità sessuale perché so che è essa stessa una recita, una costruzione da incarnati. L’anima non ha sesso, e può amare in modo supremo a maggiore ragione. E sorrido. Definirsi o autodefinirsi è un limite, ma fa stare bene chi di questi limiti ha bisogno per avere l’illusione di un equilibrio.
Le fiamme che siamo sono molto più grandi, eterne e perfette di quanto la materia faccia pensare: è bello anche averlo dimenticato. Pensa che bella sorpresa, dopo.