Non troppo simpatica, in effetti
Vediamo di meritare anche oggi la concreta dose di sospetto sulla mia presunta simpatia. Non ho mai pensato di essere simpatica, ma invecchiando sono sempre più convinta che simpatia e antipatia non esistano: possiamo vibrare simile a qualcuno oppure in modo dissonante, possiamo avere punti di vista differenti ed esprimerli con tono dolce, pacificato, arrabbiato o tracotante. Questione di momenti, di scelte, di attitudini istantanee.
Questa mattina rido. Rido di me. Ieri mi sono resa conto definitivamente che si dovrebbero chiedere pareri solo se si è disponibili ad accettarli, ma anche (soprattutto) che chiedere un parere non è altro che ascoltare un’opinione e non ha valore di legame o condizionamento personale. Ho scritto due libri di recente, anche se la notte scorsa ho avuto un’idea per un romanzo nuovo: uno dei questi due libri è – diciamo – piuttosto personale ed è stato scritto con consapevolezza. Quando chiedo a persone molto fidate di leggere non mi aspetto applausi: spero di ricevere suggerimenti concreti che aiutino a modificare, se sento di volerlo fare, e migliorare. Così è accaduto con questo nuovo testo: sono arrivati commenti, pensieri molto dettagliati e tutto è andato nella direzione di una maggiore coscienza di pregi e difetti della scrittura. Però. Ieri sera qualcosa era messo di traverso dentro di me: sì, va bene, oggi devo prendere un aereo e ho la febbre, ma il disturbo era un altro. Ci ho messo un po’ a comprendere: nell’insieme delle opinioni altrui (non dirimenti per me, va detto, anche se rispettate con amore e apertura di cuore) a un certo punto ho dubitato della mia opera. E questo no, non va bene.
Nel momento in cui ho intuito che stavo mettendo in dubbio l’idea di pubblicare questo libro mi sono fermata: no, no, no. Non è ciò che chiedo alla cooperazione con gli altri. Ho scritto un testo che per me ha valore, che ha significato e ha futuro. E’ più importante tentennare o portare avanti ciò che sono senza lasciarmi sviare? Domanda retorica, e risata conseguente.
Rido, rido, rido. Rido di me che ogni tanto tiro fuori la bambina insicura che ha bisogno dell’approvazione, rido dell’abuso di neuroni che mi attrae e mi fa prendere troppo sul serio le cose, rido del tempo che perdo correndo dietro a parole che su di me dovrebbero avere peso pari a zero.
Rido.
Rido come quando scrivo un post in Facebook e qualcuno sotto commenta: “Giusto”. Amici, voi non lo sapete ma questo è uno dei commenti più idioti nella mia personale scala dell’idiozia assoluta. Non mi serve che dichiariate corretto ciò che penso: se lo penso è perché per me è giusto. E se mi raccontate che per voi è sbagliato è lo stesso: benedico la vostra voglia di dibattere e vi ringrazio, ma alla fine chi se ne frega. Perdonate il tono, ma la realtà è questa: se pubblico un pensiero è perché ho calcolato le conseguenze, me le prendo ma è superfluo recriminare. Accetto democraticamente il parere se offerto in modo educato (altrimenti blocco l’autore) e tiro avanti. Eccola, la mia antipatia.
Avere i chakra aperti e l’amore come energia prioritaria non significa tenere la bocca chiusa e non raccontare la propria verità, e anche per questo rido. In questi mesi Giovanna – MariaGiovanna ha accettato troppe cose non sue, e lo ha fatto per ignavia o pigrizia o distrazione, per accontentare gli altri. Male, malissimo. Ridiamo insieme! Accontentare gli altri svalutando se stessi è abdicare, rinunciare a una porzione grandiosa di universo. Amare se stessi nel modo giusto, luminoso e pieno significa dare a piene mani a chi si incontra senza perdere se stessi e ricordando quanta bellezza si merita. Troppe volte ho dimenticato che al centro del mio mondo ci sono io.
Dobbiamo sentirci gratificati da noi stessi, fieri di ciò che siamo, felici per la nostra meraviglia: così saremo in grado di amare gli altri sul serio, con generosità e pienezza.
Ecco, nel tempo recente a tratti ho accettato di non ricevere bellezza e di questo mi pento. Anzi: rido. Perché meritavo questa bellezza, e la merito oggi. Nelle mie mani ho messo svalutazione e un eccesso di paura, che orrore. Paura di perdere chi amo, paura di restare sola: profondissime idiozie. Inutile tentare di trattenere chi sembra sfuggire: se sfugge è già altrove. E l’amore in questo caso è solo un castello di parole spese al vento. Resta con noi chi vuole, resta chi merita l’alto onore di condividere un pezzo di strada con noi. Così dovremmo pensare.
E sia Luce a voi.
P.S.: Ha ragione Alejandro Jodorowsky: la risata è la cura migliore.