Sono caduta sulla linea della vita

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Agosto straordinario e dirompente, con tonfi interiori e successive rinascite o abbozzi di rivoluzione che esplodono ora dopo ora, ma anche con una caduta rovinosa e meno metaforica in una bellissima sera calda senza vento. Non importa dove e inseguendo chi, correvo senza la memoria di avere ai piedi un paio di sandali la cui precarietà avrebbe dovuto dissuadermi: in un istante ho visto avvicinarsi, fulmineo, l’asfalto del parcheggio e il corpo è atterrato con una stranissima forza rotante che ha tolto di mezzo il volto (come se una mano gentile avesse mosso lateralmente la mia testa).

Viso salvo, il resto no: gambe e braccia si sono accorte eccome, in particolare il palmo della mano sinistra. Un taglio lungo, largo e piuttosto profondo ha centrato in pieno la linea della vita e, avendola seguita per qualche centimetro, ha poi deviato nella direzione opposta raggiungendo il polso. Mi sono stupita molto per la precisione della ferita: frutto del caso e di una millimetrica volontà di segnalarmi qualcosa, si è infilata nel solco della linea della vita fingendo di rispettarne il DNA per poi biforcarlo arrivando altrove.

Sono giorni, ormai, e il mio corpo ha – come sempre – riparato bene il danno grazie al sostegno partecipe dell’acqua del mare, del sole, di qualche olio preparato dall’istinto e dei tocchi gentili dell’energia delle dita dell’altra mano (ferita, sì, ma con minore violenza). Eppure la traccia inquietante e misteriosa non è cambiata: la nuova pelle, riparata, continua ad avere una linea nuova che si diparte dalla vecchia, e mi chiedo se quella caduta in quel momento e in quel luogo sia stata il segno, il coronamento di tutto ciò che nella mia vita accade.

I miei amici sciamani dicono che quando si cade si è pronti per cambiare strada: mai idea fu più adatta a me, oggi. La nuova linea della vita è leggermente più corta della precedente, ma non mi preoccupo: mi incuriosisce dove vada e perché abbia deciso di mostrarsi in modo tanto chiaro. Sono fortunata, come sempre: il caso (cui non credo) mi sussurra “vai, non ti preoccupare e vai”.

Sia Luce a voi.

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