Acqua e petali di rose

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– Acqua calda, e la vasca piena di petali di rosa. Può trovare petali di rose?

-Certo, nessun problema. Solo acqua e petali?

Clara osservò qualcosa dietro di lei, di nuovo: sembrava consultasse il muro in fondo alla stanza, o ignoti interlocutori dietro le spalle di Elisa.

-Può aggiungere un’essenza. Un fiore, essenza di fiore. Quali fiori ama?

-Il geranio.

-Ottimo, è un fiore che cura. Il geranio dona l’energia per guarire a chi sente di non averne più. Esiste anche un olio… Olio di geranio rosa.

-Lo conosco.

– Le piace?

– Molto.

– Bene, lo aggiunga.

– Dove trovo queste indicazioni, cioè. Voglio dire. Dove posso avere un manuale che suggerisca cosa usare e come?

– Non esiste. Ognuno di noi ha soluzioni, le cerchiamo insieme.

Elisa annuì: Clara scriveva ciò che le stava suggerendo, la grafia era tonda e poco regolare. Avevano discusso di colori e meditato sui chakra, Clara aveva toccato il suo corpo con il palmo delle mani mentre lei, a occhi chiusi, viaggiava in uno spazio ampio, difficile da descrivere. Si sentivano, quelle mani: erano calde anche quando stavano a distanza. La cosa più strana però era che sembrassero quattro, non due: non aveva dormito, anche se le palpebre chiuse sembravano schermi su cui si erano proiettate immagini rapide e vivaci, al di fuori della realtà tangibile, quindi aveva potuto sentire ciò che accadeva. E più volte era stata toccata da quattro mani: due erano delicate, quelle di Clara, due invece sembravano maschili. Un dito le si era piazzato in fronte, al centro, e aveva premuto forte. Al termine della seduta Clara le aveva chiesto di aprire gli occhi, lentamente.

-Faccia con calma.

Quando li aveva aperti Clara era seduta alla scrivania, eppure lei continuava a percepire una mano premuta sullo stomaco.

– Ma lei è.

– Sono qui, sì. Perché?

– Mi sta toccando, sullo stomaco.

– E’ il chakra del plesso solare. Accade spesso, non so come mai.

– Mi sento espansa.

Ora Clara le porgeva la mano.

– Quando vuole che ritorni?

– Quando e se vorrà. Sarà lei a decidere. Non voglio che si creino dipendenze: non aiutano. La vita è scelta libera.

Uscì: Guglielmo le osservò la schiena mentre pagava, limitandosi a sorridere. Quando furono fuori lasciò andare la domanda.

– Allora? Cosa ti ha fatto?

Impiegò dieci minuti buoni per rispondere: raggiunsero la metropolitana, cambiarono a Loreto, scesero alla destinazione ed estrassero dalla borsa di lei il tagliando per il parcheggio. Poi, con una risata, Elisa riuscì a formulare il primo pensiero compiuto.

– Non lo so! Non so cosa abbia fatto. Ma ci torno la settimana prossima, sto bene.

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