Di neve e di lettere d’amore
Se fossi fuoco parlerei di neve, se fossi acqua sussurrerei il sonno. Se fossi veglia direi di noi, dell’amore che è stato e sarà e oggi langue sotto una cenere sparsa.
Ho visto le tue lettere: sbirciavano intorno dall’angolo dimenticato dove le ho riposte. Forse ricordo il contenuto, forse no. Ho in mente la grafia tonda e le stabilità appuntite. E il ritmo, anche, il singulto sospeso e interrogativo di certe enfasi. Il fatto è che non rileggo mai, non saprei come e dove e perché: ogni lettera è un tempo, un’emotività compressa a espandersi e terminare nell’atto di raccontare. Finita lì: non valeva più due ore dopo. E’ così con le dichiarazioni dell’amore, anche quando ci illudiamo che durino oltre l’istante perfetto che le ha generate.
Ho fotografie che osservo, ma non sono tue. Sfioro oggetti incontrandoli per caso, ma mai i tuoi doni che non so dove ho lasciato. E scivola, la neve, su desideri erranti che non abbiamo realizzato.