Perché un medico scrive un libro sui Tarocchi?
Si intitola “I Tarocchi ti raccontano” e uscirà tra un mese per i tipi di Tre60: ancora un mese e le mille domande che già ricevo si moltiplicheranno. Perché un medico scrive di Tarocchi? Non hai paura di essere fraintesa?
Se temessi i pettegolezzi e i malintesi in chi non legge i miei libri e si limita a giudicarne la copertina (o i post in Facebook) dovrei fermarmi e giacere nel silenzio e nell’inazione, ma non fa per me: cambia il mondo, o almeno lo migliora un po’, chi ha il coraggio di andare oltre la paura e mantiene la rotta quando il mare si fa turbolento. Ho affrontato tempeste e bonacce, tiri mancini e favori, e altro arriverà: non mi fermerò finché sarò convinta di agire con lealtà e in piena luce. Sono una donna molto fortunata: i lettori finora hanno sempre compreso quali passioni muovessero la mia scrittura, nessuno dei pazienti ha ritenuto che i libri che scrivo fossero in contrasto con l’assistenza che garantisco.
Non ho scritto un libro sulla divinazione, non mi interessava aggiungere l’ennesimo tomo di qualche decina di pagine sulla potenza delle carte di scrutare il futuro rivelando che arriverà un fidanzato biondo e le finanze aumenteranno insieme al numero di figli. La mia passione è la Cura, in tutte le forme e sfumature. Mi incuriosisce ciò che il medico oggi è diventato, con il tecnicismo e la chiusura verso i contributi preziosissimi delle cosiddette “alternative” e con l’incapacità di accettare che si possa mantenere un profilo scientifico altissimo senza rifiutare a priori di studiare gli approcci che sembrano meno oggettivi.
I Tarocchi sono immagini: colori, forme, fluidità, movimento nel manifestarsi uno dopo l’altro. Suscitano in noi reazioni non mediate dalle parole e dalla razionalità: ecco perché raggiungono gli insondabili e nascosti recessi dell’inconscio, quella parte di noi che muove le reazioni istintive, la creatività, i comportamenti incoercibili e impossibili da governare. Un medico dovrebbe conoscere i propri pazienti investigandone le caratteristiche al massimo possibile, entrando nelle emozioni e nelle aspettative, nella cultura e nelle relazioni che vivificano o contribuiscono a fare ammalare. E non tutto si può spiegare con le parole, non tutto si nota osservando il comportamento durante il colloquio professionale: stimolare reazioni istintive deve dipendere da input sensoriali come immagini, profumi, rumori o musica, impressioni tattili. Roba superflua? Secondo me no: in un tempo in cui la figura del medico è profondamente in crisi, accusata di scarsa empatia e di mancanza di attenzione vera verso i pazienti è ora di aprirsi e di smettere di restare arroccati su posizioni rigide invocando la scientificità, e dedicandosi a relazioni professionali molto migliori.
“I Tarocchi ti raccontano” è un libro che gioca. Non propone terapie o percorsi psicologici, semplicemente gioca. Usa gli Arcani Maggiori dei Tarocchi di Marsiglia e passeggia tra loro ricordando incontri, suggerendo associazioni di idee, dando il via a una mano dopo l’altra. Fornisce qualche piccolo trucco per scovare la chiave di una serratura segreta che diventa tanto preziosa quando si decide di curare: il Luogo Segreto, la profondità, l’essenza. Cioè il meccanismo vero della salute e della malattia. Chi dovrebbe arrivare lì, se non un medico?