Divagazioni accaldate
Lento, scrivi lento. Parla pulito e scrivi lento.
Sulla scrivania stralci di idee e fogli accatastati alla rinfusa, un’anatra di legno con il becco spezzato (giace ai suoi piedi, nell’attesa della riparazione) e due agende gonfie. Le carte nel velluto rosso, poi, con un simbolo orientale che non conosco.
Leggo, esito, raccolgo immobilità. Nutri l’anima con lentezza: il foglio enorme sulla lavagna storta dice così. E lascio andare, allora. Mi stordisce il pieno delle voci nei telefoni, nella posta elettronica, nelle messaggerie dei social network che sembrano volersi materializzare nella stanza: aggrediscono fingendo di essere disposte ad aspettare.
Mi confonde l’esigenza di tanti: vedersi, esserci, non perdere il contatto. Come se l’Unità che siamo potesse mai frammentarsi.
Ho da scrivere, e parole ferme iniziano a danzare.
Lento, scrivi lento. Parla pulito e scrivi lento.