Pensiero equinoziali. La luce vivifica, crea e abbaglia

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E’ quasi l’equinozio e riceviamo messaggi da ogni parte: parlano di luce e buio, del volgere delle stagioni e dei cambiamenti ciclici che riguardano il mondo esterno e l’interiorità. Ho volutamente scelto di citare prima il mondo, poi l’interiorità: è un errore palese che spero tanti abbiano colto, visto che la realtà (quella che chiamiamo realtà) è lo specchio dei processi interiori che vengono prima di ogni altra cosa e motivano la nostra visione esterna. 

Quale paura esiste del mutare del rapporto tra luce e buio? Cosa accade quando l’ombra si rende più evidente, percepibile agli occhi dello spirito e del corpo fisico? Semplicemente si definiscono meglio i confini, si notano le prospettive, ci si rende conto di quanto la luce abbia un’importanza generativa e vivificante. Senza il buio non coglieremmo i margini, gli anfratti, la tridimensionalità, il significato di un sorriso e di uno sguardo. Ma succede anche altro: i più attenti notano, grazie al buio che si alterna al chiarore, che la luce è capace di abbagliare.

Travolti da un post-New Age che mette tutto insieme e ci vorrebbe spiegare come respirare, mangiare, fare l’amore, muoverci, pensare abbiamo attribuito alla luce le proprietà divine che effettivamente ha, distorcendone la portata: tutto dovrebbe essere luce, sorriso, rinascita, ottimismo, felicità in potenza che un giorno arriverà se solo sapremo come atteggiare il cervello e il cuore. Dimentichiamo, per parafrasare il Tao, che una casa è il vuoto circondato dalle pareti: in quel vuoto possiamo esistere, non nel pieno dei muri e dei mattoni.

La luce sa abbagliare, non dovremmo dimenticarlo: nell’Arcano l’Eremita dei Tarocchi di Marsiglia il saggio solitario cammina indietro con una lanterna che mostra la strada ad altri, si muove porgendo la quantità di luce sufficiente per sorreggere l’altrui cammino senza invaderne la libertà di scelta. Non abbaglia, non acceca, non pretende di risplendere oltre la propria prerogativa energetica.

-Lui è la mia luce, vivo per lui/lei.

Quando qualcuno dice così mi spavento, un senso di soffocante smarrimento insidia il chakra della gola. Nessuno può diventare la luce di un altro, o meglio: tutti possiamo scegliere di risvegliare – entro i limiti del libero arbitrio – la luce sopita in chi incontriamo, possiamo tentare di nutrirla o stuzzicarla con il gioco, l’eros, la consapevolezza, il silenzio, le parole scelte bene. Ma oltre non si può andare. La troppa luce che pretende di cancellare l’ombra non fa altro che abbagliare: essere abbagliati è perdersi, rischiando di dimenticare chi si è e cosa si sta facendo in questa incarnazione.

Buona Luce, buon Buio a voi.

 

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